“Autogol della Cina”. Rampini sul pallone-spia negli Usa: errore imperdonabile di Xi
Il pallone-spia volato sopra gli Stati Uniti ha riaperto una crisi diplomatica con la Cina, con la decisione del segretario di Stato Antony Blinken di rinviare la visita ufficiale a Pechino. Ad analizzare la situazione sul Corriere della Sera è Federico Rampini: “Questo incidente di percorso interviene proprio quando Biden e Xi Jinping stavano tentando di stabilire delle regole del gioco perché il loro antagonismo rimanga entro limiti controllabili. La storia del pallone-spia è certamente un infortunio per i cinesi. La vecchia regola è che tutti spiano tutti, ma è meglio non farsi beccare in flagranza. Tanto più che, in questo caso, il gioco non vale la candela. Gli esperti di tecnologie militari sostengono che americani e cinesi dispongono di satelliti in grado di effettuare riprese di grande precisione, senza violare lo spazio aereo della nazione spiata. Il pallone è un mezzo abbastanza rudimentale, anche se di sicuro avrà raccolto una ricca messe di fotografie sorvolando una base di armi nucleari nel Montana”.
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La maggioranza repubblicana alla Camera non fa sconti e ci sarà pressione per una politica estera di contenimento duro verso la Cina. E c’è lo spettro di una guerra per Taiwan tra le due grandi potenze. L’ultimo scontro, oltre al pallone-spia, è quello sulla presenza statunitense nelle Filippine: “Per Xi Jinping il ritorno delle Filippine nell’alveo delle alleanze americane è - segnala Rampini sul quotidiano - una sconfitta. Durante la presidenza di Rodrigo Duterte, Manila aveva preso le distanze dall’America fino a minacciare la revoca degli accordi di cooperazione militare. La Cina aveva piegato Duterte anche con il ‘ricatto delle banane’, quando questo prodotto d’importazione dalle Filippine era stato bloccato nei porti cinesi provocando pesanti perdite all’economia di Manila”. Ora gli scenari sono mutati.
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