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Otto e mezzo, "non c'è nessuna ragione". La frase di Bocchino fa sbottare Gruber

Giada Oricchio
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Botta e risposta “estetico” tra Italo Bocchino e Lilli Gruber sul caso Delmastro-Donzelli. A “Otto e Mezzo”, il talk politico di LA7, mercoledì 1 febbraio, la conduttrice ha analizzato il caso del giorno ovvero le parole pronunciate in Parlamento da Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia. Il vicepresidente del Copasir ha rivelato che le mafie tramite lo sciopero della fame del leader anarchico, Alfredo Cospito, puntano all’abolizione del 41 bis e ha aggiunto: “Il 12 gennaio, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. Voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”. Il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia però ha citato atti non disponibili per i parlamentari, dunque la ricostruzione dei colloqui poteva derivare solo da documenti riservati in possesso del Dap su cui ha la delega il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. E infatti il parlamentare FdI ha ammesso di aver riferito quelle informazioni al coinquilino Donzelli.

Nel pomeriggio, il ministro di Grazia e Giustizia, Carlo Nordio, ha definito i dati sul 41 bis “sensibili” (non secretati, ma comunque riservati e non divulgabili) e ha avviato le opportune verifiche. L’opposizione è insorta, il PD ha minacciato querela e chiesto le dimissioni dei due esponenti FdI.

A “Otto e Mezzo”, invece, il direttore editoriale de “Il Secolo d’Italia”, Italo Bocchino, ha sostenuto che “non c’è ragione” per cui i due parlamentari si debbano dimettere: “Donzelli in qualità di parlamentare ha un potere ispettivo sugli atti della pubblica amministrazione, tranne quelli classificati e dell’autorità giudiziaria. Quello è un atto sensibile, poteva venirne a conoscenza o al ministero o direttamente da Delmastro. Dal punto di vista formale non c’è nessun problema”.

Per Gruber, il punto è l’uso politico che il coordinatore nazionale di FdI ha fatto di quelle informazioni: una voluta strumentalizzazione per denigrare l’avversario. Bocchino ha insistito sulla forma: “Donzelli non ha violato alcuna norma. Può essere soggetto a critica politica, possiamo discutere se la via breve del coinquilino sia esteticamente carina o non carina”.

Un’espressione inaccettabile per Gruber che lo ha stoppato: “No, no, qua parliamo di regole e di ruoli istituzionali. Non di carino o non carino, ma di cose serie! Donzelli non ha seguito la prassi richiesta, c’è una procedura da rispettare presso il ministero di Giustizia. Ha appreso informazioni sensibili dal suo coinquilino…” e Paolo Mieli ha terminato la frase: “Le ha portate in Parlamento in modo improprio. Punto”.

 

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