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L'Aria Che Tira, Sallusti risponde a Vauro e lascia tutti di sasso: "Che giorno è domani"

Giada Oricchio
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L’invio dei carri armati tedeschi Leopard all’Ucraina segna l’ingresso (ufficiale) dell’Occidente nel conflitto scatenato dalla Russia? La reazione furibonda del Cremlino (“vi seppelliremo”) è un punto di non ritorno? Il governo Meloni dovrebbe comunicare con chiarezza agli italiani che c’è una svolta? Se ne parla al talk di LA7 “L’Aria che Tira”, giovedì 26 gennaio.

La conduttrice Myrta Merlino ha chiesto un’opinione ai suoi ospiti e Vauro Senesi, il vignettista del “Fatto Quotidiano”, si è lasciato andare a un’intemerata contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “È un criminale, lo dico con chiarezza: crea le condizioni perché ci sia la guerra” e lo ha dileggiato: “Il pupazzetto ha bombardato il proprio popolo, ha distrutto strutture e ospedali nel Donbass”.

Poi ha ricordato l’allarme lanciato dalla senatrice Liliana Segre sulla memoria della Shoah (“Presto ci saranno poche righe sull’Olocausto”) e letto il passaggio del libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi sulla liberazione di Auschwitz.

Alla fine, Vauro ha tuonato: “Domani sarà il 78esimo anniversario da quel giorno: hanno impedito a quegli stessi soldati russi che hanno liberato il campo di partecipare alle celebrazione. Ecco a che livello sta arrivando la propaganda. L’informazione in questo Paese è diventata propaganda!”. Gli ha risposto serafico Alessandro Sallusti.

Il direttore di “Libero” ha osservato: “Domani è il Giorno della Memoria, è il giorno in cui si ricordano le vittime dell'Olocausto. Cos'è stato l'Olocausto? È stata la conseguenza di aver lasciato un dittatore sanguinario e sostanzialmente pazzo libero di scorrazzare in giro per il mondo, non solo contro gli Stati, ma anche contro uno Stato che ancora non c'era, Israele. Libero di scorrazzare anche contro una razza”.

Sallusti ha ricordato la Conferenza di Monaco quale tentativo di trattare prima che scoppiasse la guerra (“si raggiunse un accordo che il pazzo non rispettò”) e ha puntualizzato: “Nel giorno della Memoria dobbiamo ricordarci che non possiamo lasciare liberi i dittatori pazzi di fare ciò che meglio credono, altrimenti siamo ipocriti”. Alla domanda se la premier Giorgia Meloni debba spiegare che l’Italia è in guerra, il direttore è stato lapidario: “Potrebbe, ma non cambierebbe molto, la forma non cambia la sostanza”. Ci siamo.  

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