indagine del vaticano

Emanuela Orlandi, le rivelazioni di Nuzzi: perché è stata riaperta l’inchiesta e il ruolo di Ganswein

Perché il Vaticano ha aperto una nuova inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi? La notizia è al centro di un video pubblicato da Gianluigi Nuzzi, giornalista e conduttore di Quarto Grado su Rete4, sul proprio profilo Instagram, in cui spiega i motivi che hanno portato Papa Francesco a chiedere di indagare sulla ragazza finita nel nulla quasi 40 anni fa: “Il Vaticano non aveva mai indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, è sempre stata la procura di Roma a fare le indagini, una appena scomparsa e la seconda tra il 2008 e il 2012 quando si riaprì l’inchiesta e non si arrivò alla verità. Secondo me - dice Nuzzi nel video social - i motivi sono semplici. Papa Francesco vuole la verità e lo ha detto agli inquirenti Vaticani, soprattutto dopo aver ristrutturato la pubblica accusa di quel piccolo Stato, che fino ad oggi non ha fatto molti processi se non su Vatileaks e sugli scandali finanziari. C’è un nuovo input del Papa. Poi è da tenere presente il numero di mosse che si sono seguite dopo la morte di Benedetto XVI. Monsignor Georg Ganswein ha ripreso a parlare della vicenda Orlandi quando ancora il corpo del Papa emerito doveva essere sepolto. Non dico che abbia inquietato tutti, ma è stata presa con molta attenzione, perché è una vicenda che rimane un nervo scoperto per la Curia romana. Non bisogna dimenticare che Paolo Gabrielli, il maggiordomo del Papa, mi disse che sulla scrivania di Ganswein aveva visto un dossier su Emanuela Orlandi, compilato dal capo della gendarmeria vaticana”. 

 

 

Nuzzi è convinto che se ci fossero dei veri sforzi da parte dello Stato della Chiesa si potrebbe arrivare alla verità: “Questa nuova inchiesta serve per aprire i nuovi cassetti e tirare fuori tutte le carte stilate quando Emanuela venne rapita. Giovanni Paolo II disse che si trattava di un caso di terrorismo internazionale ad esempio. Credo ci sia della documentazione sull’attività dell’epoca e su chi si mosse in Vaticano. Sono i tasselli mancanti dell’inchiesta che fece la Procura di Roma nel 2008. Poi bisogna seguire la pista del denaro, i legame tra i soldi della Banda della Magliana e lo Ior, sia la pista del sesso. Gli indizi su questa storia che portano ad un omicidio a sfondo sessuale sono tanti e rumorosi, magari - ci tiene ad evidenziare Nuzzi - non sono stati messi insieme con la dovuta attenzione. Bisognerebbe capire pure chi era l’alto prelato che sapeva che i telefoni del Rettore della Basilica di Sant’Apollinare erano sotto controllo. Che notizie aveva? Ci sono tante cose che non tornano, ci sono storie di depistaggi. In Vaticano aprissero qualche archivio e qualche cassetto, non è mai troppo tardi per dare alle autorità i dossier non consegnati. Dov’è ad esempio il dossier di Ganswein? Sarà bruciato? Perché finì questo dossier sul tavolo del segretario del papa regnante all’epoca? Ganswein dovrebbe rispondere a tante domande”.