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L'aria che tira, Rizzo fa i conti del vitalizio e Mastella esplode: "Prendo meno di te"
Se c'è un argomento che rischia di accendere Clemente Mastella è quello del trattamento pensionistico dei parlamentari, leggasi vitalizio. Il veterano del centro non ci sta a essere accomunato con chi intasca grosse cifre dopo magari un solo giorno in Parlamento. Sul tema ci sono state leggi che in parte hanno provato a ridurre la disparità di trattamento con la gente comune, ma va registrata anche una certa resistenza da parte del Palazzo ad adeguarsi ai tempi. Di questo e altro si parla nel corso della puntata di lunedì 19 dicembre de L'aria che tira. Tra gli ospiti di Myrta Merlino, oltre al politico beneventano, c'è il giornalista del Corriere della sera Sergio Rizzo, co-autore de La Casta ed esperto in materia.
Il giornalista sottolinea che per decenni i politici hanno maturato ricchissimi assegni mentre lo stato continuava a pagare loro anche i contributi figurativi dei lavori che avevamo lasciato dopo l'elezione. "Io ho pagato la parte mia della pensione, quello che era giusto e previsto dalla legge. Non potete fare i moralisti con gli altri e non con voi stessi. Io prendo molto meno di te giornalista", attacca Mastella. "Ma vuoi sapere quant'è la mia pensione?", ribatte Rizzo.
Mastella ribadisce di aver svolto per tanti anni attività politica, talvolta rinunciando alla retribuzione come quando è stato sindaco del comune di Benevento, e di essersi meritato la pensione. Ma quanto prende? "Circa seimila euro al mese, quello che ho maturato", svela Mastella che protesta con forza con chi pretende di intervenire su quanto maturato nel passato.
La parola torna a Rizzo che afferma di non discutere il vitalizio: "Il problema è la pensione". In che senso? "La legge prevede che chi è eletto in Parlamento, ma anche i sindacalisti, abbia la contribuzione figurativa". Vuol dire che uno mentre fa il parlamentare accumula per il vitalizio ma lo Stato finanzia anche i contributi del lavoro "normale", non svolto. "Alla fine hai una pensione tua, regalata. e prendi anche il vitalizio". Situazione parzialmente cambiata nel '99 quando in finanziaria si stabilì che era il parlamentare che doveva pagare i contributi per sé, ma all'8 per cento della retribuzione... "Il restante 25 continua a regalarglielo lo Stato. Ma perché dobbiamo dare due pensioni ai parlamentari?".