Lando Buzzanca, l'accusa della compagna: "La verità verrà fuori"
Insieme al momento del dolore, quello delle accuse. La morte di Lando Buzzanca all'età di 87 anni oggi 18 dicembre al pollicino Gemelli fa riemergere i contrasti tra la famiglia dell'attore siciliano e la compagna. "Si è realizzato ciò che avevo previsto e dichiarato. Nessuno è intervenuto affinché Lando fosse salvato. Le responsabilità sono molte, io non mi fermo: la verità verrà fuori", afferma Francesca della Valle, appena appresa la notizia della morte dell’attore.
"Aveva un’afasia, non una malattia mortale. L’abbandono è una malattia mortale", è la grave accusa raccolta dall'Agi da parte della donna, presidente dell’Associazione Labirinto 14 luglio che si batte per la modifica delle legge 6/04 e la difesa delle persone fragili.
Una battaglia iniziata da più di un anno fa su media e social da Della Valle per riportare a casa l’attore siciliano, sempre definito lucido, le cui condizioni di salute erano andate via via peggiorando come denunciato dal medico di fiducia Fulvio Tomaselli, che lo aveva descritto cachettico e pieno di piaghe da decubito; dichiarazioni seguite dalle minacce di querela per entrambi per violazione della privacy da parte del figlo di Buzzanca, Massimiliano, per il quale il padre - con l’aggravarsi delle condizioni di salute - aveva invece perso lucidità.
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Lo scorso agosto, prima della nuova caduta dell’attore nella Rsa che lo ha portato prima nel ricovero al Gemelli, e poi nell’hospice dove si è spento oggi, Della Valle aveva scritto sui social. "Lando Buzzanca sta morendo, denutrito e disperato, rinchiuso, contro la sua volontà, in una Rsa dal 27 dicembre 2021. La responsabilità sarà di tutti coloro che lo stanno trattenendo là, chiunque essi siano". Non c’è tempo da perdere, lasciava intendere la compagna, invocando il diritto di scelta del malato. "Non dovrebbe scegliere lui - si chiedeva la giornalista e conduttrice, nella sua battaglia legale e mediatica contro la legge 6/04 che riguarda oltre 400mila persone fragili - oppure ora interverrà qualche interdizione d’emblèe, per far tacere la verità? Troppo tardi - scriveva ancora la donna - il tentativo da parte dei figli nel settembre 2021, fu negato dallo stesso giudice tutelare. Lando aveva una afasia peggiorata dall’isolamento imposto dal suo amministratore di sostegno e dalla mancanza di logopedia». La documentazione di tutto ciò, scriveva ancora della Valle, «è nelle mani della procura della Repubblica di Roma, che ha anche documentazione su come Lando fosse a dicembre 2021 e com’è ora, dopo 7 mesi di Rsa".