il filosofo

Cacciari, la dura lezione alla sinistra: "Senza umiltà". Cosa deve imparare da Giorgia Meloni

Giada Oricchio

Massimo Cacciari tuona contro la sinistra allo sbando e premia l’acume di Giorgia Meloni. Il professore di Filosofia ha rilasciato una vulcanica intervista al quotidiano “La Repubblica” esortando la sinistra italiana a trovare la sua identità: “Come si salva? Solo se affronta sul serio la questione sociale. Tra operai che votano a destra e astensionisti ci sarebbe una prateria da conquistare”.

Prima la Lega, poi Fratelli d’Italia sono passati dal 5 al 30% puntando su credibilità e radicamento sociale e territoriale, mentre il Pd “gira ancora su chi ha più immagine per fare il segretario”. L’ex sindaco di Venezia indica nella mancanza di umiltà uno dei grandi mali dei dem: “A destra hanno capito. Giorgia Meloni cerca di essere umile, perché percepisce la delegittimazione che investe il sistema politico. Invece a sinistra tutti professori, e più perdono e più diventano arroganti. (…). Non c'è stato alcun tentativo di rappresentare quei settori sociali che nella globalizzazione perdevano peso economico, sindacale e politico. Le misure adottate sono state poco più che pannicelli caldi, assistenziali”.

Le parole di Cacciari suonano come una sentenza: “Oggi la destra, persa la carica anti istituzionale, guadagna proprio dove la sinistra ha "sbaraccato". Qual è il rischio che corre il Pd? Di diventare una sorta di Partito d'Azione o di Partito radicale. Ho molta riconoscenza per le battaglie di un Pannella, ma non può essere quello il destino di un partito di massa”. Lo scrittore non sceglie tra Bonaccini e Schlein nel ruolo di segretario del Partito democratico dopo Enrico Letta (“Non mi appassiono alla contesa. Trovo sbagliato il metodo”) e boccia furiosamente il comitato degli 87: “Una cosa ridicola. Le pare che i valori si scrivano a tavolino? E tra "saggi" scelti da chi? Da un gruppo dirigente come l'attuale? (…). Il Pd si è trasformato in partito ministeriale”.