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Otto e mezzo, scintille Montanari-Giuli sulla nomina al Maxxi: “Lo smentirò con i fatti”

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Giorgia Meloni è cambiato o meno da quando è a Palazzo Chigi? Il quesito è sottoposto a Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, durante la puntata del 5 dicembre di Otto e mezzo, il programma tv serale di La7 che vede Lilli Gruber alla conduzione: “È oggettivamente cambiata, è il presidente del Consiglio, ha un ruolo istituzionale, vuole continuare però ad avere una comunicazione di tipo diverso, che è legittima, si chiama propaganda, lo fanno tutti e lo hanno sempre fatto. Per il governo parlano gli atti, i messaggi e le cose che fa. Il treno corre sul binario obbligato, ma senza nemmeno voler nascondere il disappunto di volerlo fare, anzi si dice che lo stato delle cose è questo su ricchi e poveri, che saranno sempre più poveri. Nel liceo dove ho studiato a Firenze gli studenti hanno occupato contro il ministro dell’Istruzione e le sue dichiarazione folli sull’umiliazione, ma è arrivato lo sgombero da parte della polizia, che ha bloccato l’intera via come se ci fossero dei terroristi. È questa la comunicazione, è questo il Paese che cambia”.

 

 

Montanari poi prende di mira Alessandro Giuli, neo-presidente del Museo Maxxi di Roma: “Con tutto il rispetto nominare in tutto ciò rientra la nomina di un giornalista amico come presidente di un museo, esattamente come aveva fatto la sinistra con Giovanna Melandri. Sono fatti che ciascuno valuterà, poi ognuno può dire quello che gli pare sull’agenda, però la sostanza è negli atti. Nei fatti cambia poco di lei, lo stile è ancora peggiore”. 

 

 

Giuli, presente in studio, si risente per l’attacco dello storico dell’arte: “La sua considerazione è che Giuli è uguale a Melandri. Credo che il ministro Gennaro Sangiuliano abbia pensato che io sia in grado di realizzare ciò che c’è scritto nello statuto del Maxxi, che forse Montanari non conosce o non ha letto bene. Si parla di un polo culturale che ha a che vedere con le arti, con l’inclusione, con la possibilità di confronto tra le culture, che ha a che vedere con la valorizzazione delle arti in funzione della grande storia patrimoniale, culturale e artistica nazionale. Quindi ha ritenuto che io fossi la persona giusta. Spero di smentire Montanari con i fatti, è logico che si attenda la prova e che ci siano dei pregiudizi però…”. “È il metodo che non funziona, io criticai la nomina di Melandi” puntualizza e chiude il faccia a faccia Montanari.

 

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