Le battaglie di Lady Fratoianni: via il "merito" dal ministero dell'Istruzione
Mentre il partito è alle prese con una lotta intestina sul caso Soumahoro, con il segretario Nicola Fratoianni messo sotto accusa da alcuni dirigenti, sua moglie Elisabetta Piccolotti (Betta per gli amici) lancia una crociata per cancellare la parola «merito» dal nome del ministero dell'Istruzione. Lo fa proprio lei che, ironia della sorte, durante la campagna elettorale è stata accusata di essere finita in Parlamento senza avere alcun merito. I suoi avversari le hanno rinfacciato di essere la consorte del segretario del partito. «Polemiche maschiliste e sessiste», le ha liquidate lei. "Lady Fratoianni", infatti, è un'attivista di lungo corso della sinistra, ed è pure coordinatrice della segreteria del partito. Oggi moglie e marito siedono entrambi sui banchi della Camera, a stretto contatto con il paladino dei braccianti finito nella bufera per lo scandalo sulle cooperative che gestiscono l'accoglienza migranti.
In realtà, la battaglia contro il Merito, con la lettera maiuscola, non ha nulla a che vedere con Soumahoro. Piccolotti ce l'ha con Giuseppe Valditara, il ministro che ha cambiato il nome del suo dicastero, aggiungendo all'Istruzione la parola Merito, appunto. Un sfida intollerabile ai valori che il suo partito incarna. Così la deputata di Sinistra italiana ha annunciato un emendamento al decreto Ministeri per cancellare quel termine ostile. «La retorica del Merito è una presa in giro sostiene Piccolotti - soprattutto se inserita nella nomenclatura del ministero dell'Istruzione. È per questo che abbiamo presentato un emendamento per cambiare la denominazione in "Ministero dell'Istruzione pubblica e dell'inclusione».
Già qui si nota quale sia la filosofia di questa richiesta. Per il partito di Fratoianni e Soumahoro il merito è un concetto che tende ad escludere i cittadini. Per includerli, meglio eliminarlo. Piccolotti spiega così la sua battaglia: «Come si può parlare di merito addirittura nel nome di un Ministero in un paese che vede enormi differenze di opportunità nel suo territorio? In cui essere nato al nord o al sud, in centro o in periferia segna per sempre le tue possibilità? Uno che di scuola qualcosa aveva capito già sessant' anni fa, Don Milani, diceva che "non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali". Nell'accezione governista non solo si fanno parti uguali tra diseguali ma si tende a dare di più a chi già è stato più fortunato. Un'impostazione da cambiare radicalmente, a partire dal nome delle istituzioni».
L'esempio di Piccolotti sarà presto seguito da altre forze di opposizione. Emendamenti dello stesso tenore, volti ad epurare il Merito dal Ministero, li stanno preparando anche i deputati del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico. La deputata dem Irene Manzi, capogruppo in commissione Cultura, ha già avuto modo di spiegare che «le argomentazioni di chi difende questo nome sono superficiali e discutibili», e che sarebbe meglio chiamarlo «ministero delle Politiche educative e dell'emancipazione».