Vittorio Feltri, che siluro a Repubblica: pensa a Mussolini ma su rossi e sbarchi...
Repubblica si arrabbia per la "minaccia fascista" sempre in agguato ma non temergli eredi del comunismo in attività. Vittorio Feltri va all'assalto del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e diretto da Maurizio Molinari dopo l'uscita, giovedì 10 novembre, di una serie di articoli "spassosi", scrive il direttore editoriale di Libero. I pezzi in questione riguardavano la giornata contro i totalitarismi e in sintesi dicevano che "il governo, sospettato di fascismo, invece di prendersela col regime del Duce, pone l'accento sulla inaccettabilità del comunismo, come se questo tipo di regime fosse più pericoloso di quello del famigerato Ventennio", riassume Feltri.
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Per il direttore leggendo certe cose ci sarebbe solo da "ridere", ma la questione è tale da rendere necessaria qualche riflessione. Innanzitutto "di Mussolini, a parte uno sparuto gruppo che annualmente si raduna a Predappio per celebrare il defunto dittatore, non importa più nulla a nessuno"", sii legge nell'articolo di Libero. Questo perché il Duce è morto da quasi 70 anni e "non è più in grado di incidere sulla politica odierna". I comunisti, invece, "anche dopo la caduta del muro di Berlino e del regime sovietico, sono ancora vivi e vegeti e costituiscono tuttora un pericolo, come si evince da quello che sta accadendo in Russia".
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Ma per Repubblica "i neri trapassati" sono una minaccia, non certo i "rossi in attività", un paradosso su cui "c'è da riflettere se non da indignarsi" perché "questi sono concetti elementari che capisce anche un deficiente, quando Repubblica non riesce a digerirli e penso sia per questo motivo che ha perso prestigio, non dico i lettori che ormai fuggono da qualsiasi foglio stampato".
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Certe prese di posizione danneggiano tutta l'informazione perché "la gente purtroppo sta perdendo fiducia in tutta la stampa proprio perché insegue i fantasmi del passato e trascura i problemi in essere". Come quello dell'immigrazione, con Repubblica che insiste a dirsi "in favore degli sbarchi incontrollati" a suon di articoli. Secondo la sinistra dovremmo far sbarcare tutti per "solidarietà umana", in realtà "le cose stanno diversamente" sottolinea Feltri. La "legge del Mare" prevede che vengano soccorsi i naufraghi, ma spesso non siamo davanti a "gente che arranca a nuoto tra le onde, bensì uomini e donne che si imbarcano pagando cifre pazzesche a delinquenti che promettono loro mari e monti". Senza contare che le navi delle Ong che battono bandiere straniere "invece di portare i poveracci a casa loro, li rifilano a noi" con i problemi di sicurezza e mancata integrazione che conosciamo. Ma per la sinistra il problema è il pericolo fascista.