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Mondiali Qatar, la frase choc dell'ambasciatore: “Omosessualità? Disturbo mentale”

Luca De Lellis
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Che il Qatar non sia esattamente il tempio dei diritti e delle libertà è storia nota. Ma tesi come quelle sostenute da uno degli ambasciatori del Mondiale 2022 – l’ex calciatore Khalid Salman - a pochi giorni dall’inizio del torneo, non hanno alcun diritto di cittadinanza. “L’omosessualità è un disturbo mentale”. Sono sei parole, definite “orribili” anche dalla ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser, che stridono in maniera preoccupante con i tempi odierni. E rappresentano solo un estratto di un’intervista rilasciata alla emittente televisiva tedesca Zdf, che verrà trasmessa integralmente in serata (20.15). L’opinione di Salman è parte del trailer del documentario “Qatar segreto”, diretto da Jochen Breyer e Julia Friedrichs.

 

 

A situazione già compromessa, l’intervista è stata interrotta. Un rappresentante del comitato organizzativo dei Mondiali si è incaricato di fargli notare l’assoluta inadeguatezza del suo pensiero e lui, giustificandosi, ha riferito: “Sono mie idee”. Il problema vero è che sono convinzioni del Paese intero, salvo qualche eccezione, data l’illegalità dell’essere gay in Qatar. La legge qatariota considera l’omosessualità un reato punibile fino ai 7 anni di reclusione Anche l’ex Presidente della FIFA Sepp Blatter, che ha contribuito alla decisione di rendere il Qatar paese ospitante, nutre ora qualche rimpianto. “La scelta, a posteriori, è stata un errore”, dice. “Il calcio e i Mondiali sono troppo grandi per questo”, confessa in un’intervista pubblicata in giornata dalle testate di un’agenzia mediatica svizzera. Ma se si vuole intendere che la nazione è geograficamente troppo piccola, non è certo quello il principale cruccio.

 

 

Scegliere un paese autoritario - che ha sfruttato la fatica di milioni di lavoratori immigrati costretti a lavorare in condizioni proibitive e che vieta quotidianamente alcuni dei diritti fondamentali - come vetrina per l’evento calcistico più importante del mondo è anacronistico. Scorretto. E fa pensare che il peso del denaro dietro questa decisione sia stato l’unica bussola utilizzata per la votazione del Qatar. È sufficiente riflettere, come hanno fatto alcuni tabloid inglesi, sul contratto di David Beckham, uno dei votanti. Un accordo da oltre 150 milioni diluiti in 10 anni per svolgere l’attività di ambasciatore del Mondiale.

 

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