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Cara Ilaria D'Amico, Che c'è di nuovo? Proprio nulla

Arnaldo Magro
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Il fatto che siano davvero in pochi a guardarlo quel programma non può essere considerata scusante valida. L'idea che quel tipo di format su Rai2 possa essere stato considerato addirittura un punto di riferimento informativo della rete tutta induce a parecchie riflessioni sul management. «Che c'è di nuovo» di Ilaria D'Amico di innovativo sembra aver ben poco. L'ideologia sinistrorsa del programma si è addirittura amplificata. Non se ne avvertiva francamente il bisogno. Per quello, basta guardare Rai3.

Nel programma si torna a parlare di rave party e le tesi sostenute sono degne del grillismo antesignano più puro. Il titolo poi, un capolavoro di diplomazia: «I giovani dei rave non sono criminali». Non è d'uopo avventurarsi qui in tecnicismi semantici o giuridici, la norma verrà di fatto puntellata dal Parlamento. Poteva essere scritta meglio. Senza dubbio alcuno. «Rave Viterbo, gli organizzatori si arrendono dopo morti, contagi e stupri» a titolare era «La Repubblica», ad agosto del 2021. In quel periodo governavano però ancora i migliori. Nessuna critica era accettabile.

 

Ora dunque, che non tutti i partecipanti siano criminali, pare evidente. Ma che all'interno dei rave si vada altresì a perpetrare criminalità è altrettanto chiaro. La volontà di approfondire e capire un fenomeno sociale è meritorio per chi fa dell'informazione un caposaldo. Prenderne le difese aprioristicamente risulta strumentale e parossistico. Oltre che deleterio. Per gli ascolti in primis. Che rimangono impietosi. Neanche trecento mila teste. Anche in questo caso, nulla di nuovo.

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