governo del futuro
Otto e mezzo, l’odio di Giannini su Meloni: “Al governo un partito post-fascista e tante incognite”
“A che cosa ti riferisci quando dici che sta per cominciare una storia piena di incognite?”. Il quesito è rivolto a Massimo Giannini, direttore de La Stampa, durante la puntata del 23 settembre di Otto e mezzo, il talk show serale di La7 condotto da Lilli Gruber, che spiega il proprio ragionamento alla vigilia delle elezioni del 25 settembre: “L’unica certezza relativa che abbiamo è che in linea di massima dovrebbe vincere la destra, io non dico più il centrodestra, dico la destra, perché questa è la destra italiana. Nel complesso è una coalizione di destra, con varie sfumature. Da lunedì inizia una storia piena di incognite per ragioni storiche prima di tutto. Siamo l'unico Paese fondatore dell'Unione europea in cui va al governo un partito post-fascista. Qualunque cosa questo significhi e per me significa molto. In nessun altro paese europeo è successo qualcosa del genere. Sarebbe come se in Francia governasse Marine Le Pen, non è successo e non succederà. Da noi succederà”.
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“Poi - prosegue ancora Giannini dopo le accuse rivolte a Fratelli d'Italia - per ragioni politiche. Giorgia Meloni è una sorta di dottoressa Stranamore, ha fatto un’eccellente campagna elettorale fino a qualche giorno fa, rassicurando tutti. Negli ultimi giorni, ha ritirato fuori il volto della destra vera, dura e pura, ha fatto la faccia feroce, l’abbiamo rivista nelle fattezze del comizio fatto davanti a Vox, i suoi alleati neofranchisti, che lei stessa spera che vadano al governo in Spagna. Che posizionamento avrà l’Italia con questa destra? In passato - sottolinea il giornalista - ha detto no all’euro, ha detto che l’Italia deve uscire dall’Ue. Ora ha cambiato strategia, ma governerà con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. A questo sono quindi collegate incognite economiche, bisognerà capire come reagiranno i mercati finanziari, che purtroppo hanno una voce in capitolo, ci piaccia o no. Ultima cosa sulle incognite, per ragioni elettorali. Sarà importantissimo vedere i rapporti di forza dei tre partiti che vinceranno le elezioni. Un Salvini sconfitto tra i vincitori, se prenderà il 9-10%, sarà un alleato fedele? Destabilizzerà o darà stabilità al governo? Sono gigantesche incognite che si trovano davanti al Paese e io sono preoccupato”.