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Omnibus, il prof. Revelli stufo dell’Ue sul caro-energia: “Loro discutono, le imprese muoiono”
Marco Revelli, politologo e sociologo, è ospite in collegamento della puntata del 20 settembre di Omnibus, il programma mattutino di La7 condotto da Gaia Tortora. Al centro del dibattito c’è l’ampia astensione prevista per il voto del 25 settembre: “È un tema che non è un rischio, è già una realtà in buona misura, viaggia sul 40% e a votare si presenta poco più della metà degli aventi diritti. È possibile dopo che questa bruttissima e povera campagna elettorale, una campagna estiva non è mai una buona campagna elettorale per le poche idee che circolano all’interno del dibattito politico, che siano in tanti ad essere demotivati o comunque non motivati dalla polarizzazione un po’ retorica tra destra e sinistra. Una destra che continua terribilmente a rivisitare le proprie radici, anche più lontane, e una sinistra che evapora, non c’è e non si vede. È possibile che nelle urne si pensi di più alla bolletta elettrica che non a quella politica”.
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“In questo momento - sottolinea Revelli spostando il focus del discorso sull'energia - l’ossessione di una parte consistente degli italiani è come far fronte a questa emergenza, rispetto alla quale la politica italiana è generica e inconcludente. La politica europea è pessima, l’Europa si sta comportando malissimo davanti a questa emergenza. È divisa, spaccata, in competizione. La Francia non dà l’elettricità all’Italia, la Germania nega il gas perché ne ha un terribile bisogno, paesi sobri contro spendaccioni… Mentre a Bruxelles si discute in modo inconcludente qui le imprese muoiono”.
Revelli non nasconde l’ira per le mosse della Ue e racconta la realtà attuale: “Un tessuto diffusissimo di microimprese, soprattutto nei settori della ristorazione, rischia di morire. Così come i fornitori minori di energia, che falliscono perché gli utenti non riescono a pagare le bollette. Per chi vincerà le elezioni sarà una bella condanna dover governare in questa situazione. Non mi stupisce che una figura come Mario Draghi possa perfino offrirsi come lord protettore ad una Giorgia Meloni, difficilmente accettabile nel contesto internazionale”.