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DiMartedì, la risposta di Michele Santoro gela Floris: "Chi voto alle elezioni"
“Il voto? Me lo hanno rubato. Vorrei qualcuno che mi dica basta la guerra, vogliamo la pace”. Michele Santoro, decano dei giornalisti, ospite del talk politico “diMartedì” su La7, martedì 13 settembre, ha rivelato di essere nel 40% di italiani indecisi in vista delle elezioni del 25 settembre. Non si sente rappresentato da questa politica e ribadisce quanto scritto nel libro “Non nel mio nome” partendo da un aneddoto privato: “Quando ero bambino, avevo 4-5 anni, mio padre, ferroviere, si preparava per andare a votare, col suo vestito migliore e con la cravatta. Mi portava con lui al seggio - ha raccontato il conduttore -. Non mi parlava di politica ma questa era una lezione di educazione civica e mi dava il senso dell’importanza del voto. Io il voto ce l'ho stampato non nella memoria, ma sulla pelle come se fosse un tatuaggio. Questa volta però è come se me lo avessero rubato, come se mi avessero portato via un pezzo di pelle”. Chi è il “ladro”?
Secondo Santoro, ci hanno fatto precipitare in una campagna elettorale mentre siamo sotto gli ombrelloni: “Voteremo informandoci solo gli ultimi 7-8 giorni, fondamentalmente attraverso la televisione, non abbiamo avuto la possibilità di mettere insieme progetti, programmi e candidati alternativi. Sono stati scelti tutti dalle segreterie dei partiti, li hanno candidati a pioggia in ogni collegio. Noi elettori non contiamo più niente”.
Il politologo ha messo l’accento sulla crisi economica e sulla tempesta energetico produttiva che l’Italia sta attraversando: "È vero che mi ricordo l’imperativo categorico di mio padre, ma comincio a pensare che tra poco i forni smetteranno di fare il pane, perché c'è una guerra che i partiti non affrontano. La gente va in piazza con le bollette perché non riesce a pagarle e le bollette dipendono dalla guerra, ma nessuno affronta questo problema. Si sfidano in dibattiti esangui senza passione, convinzione, senza dirci qual è il modo per far finire questo conflitto”. Il conduttore Giovanni Floris ha ripetuto: “Allora per chi voti?” e Santoro con voce dura come la roccia: “Sono combattuto. Chi mi rappresenta? Chi mi dà una soluzione sul problema fondamentale che c'è in questo momento?”.
Ma è stata la successiva domanda di Floris (“C’è qualcuno che ti rappresenta di meno tra Conte e Letta?”) a suscitare la riprovazione di Santoro che arcigno ha chiosato: “Ah perché dobbiamo andare a fare il tressette quando andiamo a votare? Io vorrei qualcuno in cui credo, qualcuno che mi dica basta la guerra, vogliamo la pace e non ce l’ho questo partito”.