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Otto e mezzo, “nessun pericolo per la democrazia”. Lucio Caracciolo dalla parte di Giorgia Meloni, sinistra schiantata

Giorgia Meloni può essere un pericolo per la democrazia? La domanda è rivolta a Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, da Lilli Gruber, che conduce su La7 l’edizione del 7 settembre di Otto e mezzo. L’esperto risponde, smontando una delle tesi preferite della sinistra: “Non penso che la Meloni in sé sia un rischio per la nostra democrazia per un paio di ragioni. La prima è che la nostra democrazia è già messa molto male, non solamente la nostra, ma in generale le democrazie europee ed occidentali. Il grado di legittimazione di queste istituzioni, non solo in Italia, è modesto. Basta andare a vedere quanta poca gente è andate a votare alle elezioni in Europa, basta vedere quella che si annuncia in Italia come non un’ondata di elettori”. 

 

 

“In secondo luogo - aggiunge Caracciolo - sarebbe sbagliato partire con ‘arriva il fascista’, in campagna elettorale è una strategia suicida. Questa Repubblica ha saputo socializzare anche la destra più estrema portandola in Parlamento e non mi pare che ci siano state conseguenze di tipo sistemico. Poi ciascuno ha la sua opinione e probabilmente la mia non è esattamente quella della signora Meloni”.

 

 

Caracciolo approfondisce poi il discorso delle presunte ripercussioni internazionali sull’Italia in caso di una salita al governo da parte del centrodestra: “È chiaro che c’è in Europa e nel mondo una quantità notevole di leader che avranno nostalgia di Mario Draghi, due in particolare. Il primo è il signor Emmanuel Macron, che con Draghi aveva stabilito un’asse preferenziale e già adesso ha fatto sapere che con Meloni non va, quindi avremo sicuramente una crisi dei rapporti fra Francia e Italia. L’altro, e non sta benissimo nemmeno lui, è Joe Biden, che - chiosa Caracciolo incalzato da Gruber - considera giustamente Draghi il politico italiano più atlantico, nel senso di filo-americano, che abbiamo avuto”.