scissionista
Bruno Vespa avverte Luigi Di Maio: “Si ricordi di Mario Monti…”. Che futuro per il ministro degli Esteri
“Tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non c'era niente in comune”. L’analisi nei giorni successivi alla rottura del matrimonio tra il leader del Movimento 5 Stelle e il ministro degli Esteri è di Bruno Vespa, che nel suo editoriale su Il Giorno analizza punto per punto la situazione che ha portato alla scissione: “L’ex premier ha sbagliato a non farsi un partito proprio durante le due crisi con Grillo nel primo semestre del 2021. È rimasto controllando la parte maggioritaria del M5s, ma, lungi dal mediare con la minoranza, ha portato il M5S su una posizione progressivamente incompatibile con il resto del partito. Come si fa ad attaccare sulle armi all'Ucraina un governo in cui è ministro degli Esteri la seconda personalità più eminente del partito?”.
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“Conte - ricorda ancora Vespa - non ha mai accettato fino in fondo la sua sostituzione con Draghi, è su posizioni di sinistra marcata. E Di Maio ha avuto una evoluzione opposta. Il ministro è un democristiano che ha fatto un percorso sorprendente ed è difficile che anche fuori d'Italia ci sia qualcuno che non lo consideri un buon ministro degli Esteri. Oggi è un leader centrista, convinto nelle sue posizioni atlantiche”.
Che futuro attende il nuovo numero uno di Insieme per il futuro? Il giornalista e conduttore di Porta a Porta risponde: “Se il sindaco di Milano Sala e il sindaco di Firenze Nardella uscissero dal Pd per raggiungere i loro collega di Venezia Brugnaro Se Gelmini, Carfagna e Brunetta se ne andassero da Forza Italia Se Giorgetti se ne andasse dalla Lega Se Calenda fosse meno schizzinoso Se Renzi diventasse più affidabile. Se tutto questo fosse possibile nascerebbe un Grande Centro che farebbe impallidire quello inventato nella Prima Repubblica da Gava, Forlani ed Enzo Scotti Ma attenzione perché la Dc era la Dc, radicata nel potere, ma anche nei territori" e aveva "un programma solido. Ora - la chiosa finale di Vespa che sa tanto di avvertimento - le associazioni tra personalità eminenti rischiano di deludere gli associati se non convincono l'elettorato di rappresentare i suoi interessi meglio dei partiti attuali. Ne sanno qualcosa Mario Monti e Lamberto Dini”.