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Otto e mezzo, collera di Marco Travaglio contro il Corriere: “Putiniani? Schedati i critici del governo Draghi”
Marco Travaglio è furibondo per la lista dei presunti putiniani d’Italia pubblicata dal Corriere della Sera. Il direttore de Il Fatto Quotidiano torna ad attaccare il giornale di Urbano Cairo nel corso della puntata del 7 giugno di Otto e mezzo, talk show di La7 condotto da Giovanni Floris (sostituisce momentaneamente Lilli Gruber, positiva al Covid): “Non c’è nessun allarme dei servizi, visto che questo sarebbe comunicato dai servizi. C’è un articolo con nove fotosegnaletiche - mostra in diretta la pagina del pezzo in questione -, questo sarebbe l’allarme dei servizi? Questo è un giornale che parla di un’inchiesta del Copasir che avrebbe ricevuto materiale dai servizi segreti su presunti putiniani e il giorno dopo viene smentito dal presidente del Copasir, che dice di non possedere quell’elenco e di aver ricevuto un rapporto il giorno dopo l’uscita di questa roba qua. Questa roba qua ricorda i dossieraggi del Sifar del generale Di Lorenzo degli anni ‘60, le schedature alla Fiat con il credo politico dei dipendenti negli anni ’70, le schedature di Pio Pompa nel Sismi del generale Pollari negli anni 2000 e della Security Telecom di Giuliano Tavaroli negli stessi anni e dagli stessi fornitori. Le ricordo in modo particolare perché c’ero in entrambi gli schedari. All’epoca si schedavano gli anti-berlusconiani, prima i comunisti, adesso si schedano i putiniani e i critici del governo Draghi”.
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“In questo articolo non c’è - dice con tono sostenuto Travaglio - una sola prova che queste persone siano putiniane, può essere che lo siano e può essere che non lo siano, tra l’altro non esiste il reato di putinismo che io sappia. Non si capisce a che titolo i nostri servizi segreti, sempre che lo abbiano fatto, stiano monitorando e spiando dei privati giornalisti, dei freelance, degli economisti, dei professori e addirittura dei parlamentari per le loro idee dissonanti rispetto a quelle del governo”.
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Travaglio va avanti senza che nessuno lo possa fermare sulle polemiche scaturite dai giudizi sulla guerra tra Russia e Ucraina: “A casa mia la differenza tra Russia ed Italia è che in Russia si usano i servizi segreti per intimidire e scovare gli oppositori, nelle democrazie liberali i servizi segreti si usano per tutelare le libertà costituzionali e tutelare prima di tutto il dissenso. Se si trattasse di tutelare il consenso non ci sarebbe bisogno della democrazia. La libertà di opinione non può essere utilizzata solo per parlar bene del governo. Deve rispondere il governo di ciò che stanno facendo i servizi segreti”.