Elisabetta Franchi, la dichiarazione sulle donne scatena l'inferno. Lei si difende: "Parole strumentalizzate"
“Le mie parole strumentalizzate”. Così Elisabetta Franchi rettifica quanto detto in un’intervista a Il Foglio e Pwc e augura a tutti: “Buona festa della mamma!”. La stilista è finita nella bufera per aver dichiarato: “Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe tempo e denaro e se ti viene a mancare è un problema. Da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini”. E quindi una donna penalizza le donne, specie se sono in età fertile: “Ho messo donne (nell’azienda) ma sono 'anta'. Diciamo ragazze cresciute – ha proseguito -. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto, se dovevano divorziare lo hanno già fatto, sono al terzo giro di boa”. Franchi ha chiuso affermando: “Io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa e lavorano h24, questo è importante”.
Cassati in due minuti tutti i diritti e le battaglie del genere femminile: se vuoi figliare, non puoi far carriera e se vuoi lavorare, non puoi figliare. Insomma, stagionato è meglio e l’usato sicuro ancor di più. Da imprenditrice illuminata nemmeno le è balenata l’dea di supplire in qualche modo alle carenze legislative. Lei però ha avuto un figlio a 45 anni, ha assunto la nipote nemmeno trentenne e oggi fa gli auguri a tutte le mamme. Eccetto le sue dipendenti, ça va sans dir.
L’intervista ha fatto il giro del web e la creatrice di moda è finita nell’occhio del ciclone: “Medioevo e misoginia” i commenti più gentili. Elisabetta Franchi ha provato a rettificare, ma se le sue creazioni sono originali, la precisazione delle sue parole adamantine è stata piuttosto banale e prevedibile. Si è fatta intervistare dal Corriere della Sera e ha puntualizzato: “Non accetto strumentalizzazioni: sono una donna imprenditrice a capo di un azienda da 131 milioni di fatturato e che ha tirato avanti anche la famiglia, con grande fatica. Ho cercato di dare una risposta all'assenza di donne nelle posizioni gerarchiche nella moda: la conclusione è che donne dirigenti nel nostro ambiente non ne esistono, perché nel momento in cui una trentenne si assenta per maternità non ritrova la posizione che aveva lasciato. E questo perché da noi lo Stato non riesce a dare il sostegno che c’è altrove”.
Questa è una verità e, fuori di ipocrisia, il suo pensiero accomuna la maggioranza dei datori di lavoro italiani, ma ciò che fa male ed è grave è che lei da donna si adegua passivamente allo status quo, non può non capire l’ingiustizia di dover scegliere tra lavoro e famiglia, a meno che non si sia dei privilegiati. Sorprende la mentalità: non sfrutta il suo potere e la sua visibilità per appoggiare una giusta causa e lottare contro le disuguaglianze, non prova a cambiare una società patriarcale e a sradicare gli stereotipi, ma li accetta e li alimenta. Un vero peccato perché di per sé l’assunzione di over 40 sarebbe stata meritevole di considerazione visto che in quella fascia d’età le donne sono considerate “fuori mercato” nonostante l’esperienza e il know how. Sempre al Corriere, la stilista ha cercato di edulcorare la gaffe sulla dedizione al lavoro h24: “La gente pensa che il lavoro della moda sia tutto un lustrino: è una realtà durissima, in cui bisogna stare sul pezzo e prendere al volo un aereo. Io stessa sono una madre che dopo tre giorni dal taglio cesareo era in azienda: è stata una violenza”.
Un’affermazione non corrispondente alla sua biografia sul sito ufficiale: “A causa di complicazioni durante la gravidanza del figlio Leone, (la stilista) è stata costretta a stare a letto per circa un mese”. Curioso: si descrive come una wonder woman, ma non crede che altre appartenenti al genere femminile possano avere la sua stessa forza. Nulla sa di Roberta Metsola e Ursula von Der Leyen (svariati figli a testa). Ognuno ha i suoi tempi e soprattutto ognuno deve essere libero di decidere se lavorare tutto il giorno o andare al parco a giocare a bocce. La dedizione non deve essere imposizione.
Infine Elisabetta Franchi ha specificato in un post Instagram: "L’80% della mia azienda sono quote rosa di cui: il 75% giovani donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne. Il restante 20% sono uomini di cui il 5% manager. C’è stato un grande fraintendimento per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette. L’oggetto di discussione dell’evento a cui ho partecipato è la ricerca di Price dal titolo 'Donne e Moda' da cui è emerso che nella società odierna le donne non ricoprono cariche importanti. Perché? Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente. Mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta fra famiglia e carriera. Chi riesce a conciliare famiglia e carriera è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io”. Sta a vedere che fa un’opera pia: tiene le signorine fertili a casa per non obbligarle a “enormi sacrifici”. Tutto tranne la libertà di scelta. Le servirà molto ago e filo, rotoli di seta e un mondo di fantasia per ricucire lo strappo all'immagine.