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Crisi Ucraina, il direttore Davide Vecchi a Controcorrente: "La guerra è tra Stati Uniti e Russia". Le colpe dell'Europa

Valentina Bertoli
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Le sanzioni che l’Occidente sta imponendo alla Russia, Paese aggressore del conflitto che da sessantasette giorni colpisce l’Ucraina, impatteranno concretamente sulle economie a livello internazionale. “Noi che facciamo? Esistiamo? La nostra voce ha potere?” domanda senza mezzi termini Davide Vecchi, direttore de Il Tempo, ospite a Controcorrente, programma di approfondimento giornalistico condotto da Veronica Gentili, nella puntata di domenica 1 maggio. L’Italia, a ben vedere, sembra appiattita sulla posizione degli Usa, che, dal canto loro, condannano il presidente della Federazione russa Vladimir Putin.

"Nei primi sessanta giorni di guerra noi abbiamo versato alla Russia come Europa per gas, carbone e petrolio 63 miliardi di dollari e abbiamo mandato in Ucraina l'equivalente di 10 miliardi di armamenti. Stiamo facendo tutto da soli ma va benissimo, è ovvio: dobbiamo difendere l'Ucraina. Ora però dei 3,4 miliardi che l'America aveva versato per armi all'Ucraina ora all'improvviso diventano 33 dei quali 20 armi. A me pare evidente, è acclarato che la guerra sia tra gli Stati Uniti e la Russia. Noi come Europa - solo per curiosità perché io non l'ho capito - esistiamo? La nostra voce ha un potere? C'è qualcuno che davvero si sta muovendo per cercare di instaurare un minimo di dialogo posto che l'Onu si è mossa con un ritardo colpevolissimo dopo oltre 60 giorni". 

Dunque l’armonia in Europa non è piena: il via all’embargo totale sul petrolio russo è molto dibattuto. A replicare è Anna Maria Bernini, vice coordinatrice del partito Forza Italia: “Non facciamo il gioco dell’America. Non rimaniamo fragili e schiantati. Partecipiamo ad un blocco occidentale, è vero. L’invocazione di pace, però, va fatta a Putin. L’America ci deve garantire che ci saranno compensazioni economiche. Ha ragione Vecchi a dire che l’Europa rischia di fare una brutta figura. O dimostra di aiutare gli Stati Uniti a prendere la decisione giusta o l’Europa stessa ne uscirà debole”.

 

La conduttrice ha allora chiesto quale sia l’effetto delle sanzioni sulla stabilità di una Russia che non cede. Vecchi ha rincarato la dose: “Sono 67 giorni che siamo in guerra. Le sanzioni sono più dannose per noi che per la potenza russa. Le aziende stanno chiudendo. Il segnale è sconcertante: stiamo alimentando la guerra e la difesa della Russia. È grottesco. Bisogna riflettere”. Il direttore inchioda il governo sulle responsabilità: “Serve un’operazione reale. Non si può pensare di seguire gli Usa che vogliono la vittoria. Fino a che punto siamo disposti a pagare e a quale prezzo?”

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