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Guerra Ucraina, "dividere Cina e Russia" Dario Fabbri e i dubbi sul progetto Usa: "Conseguenze imprevedibili e dannose"

Giada Oricchio
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La guerra in Ucraina è il terreno di scontro per il dominio mondiale tra USA, Russia e Cina? L’analista geopolitico Dario Fabbri, ospite fisso degli speciali del TGLA7 di Enrico Mentana, ha trattato l’argomento per Scenari, l’inserto del quotidiano "Domani", in un articolo dal titolo eloquente: “Per gli USA la guerra è l’elisir per la supremazia planetaria”.

C’è una domanda che in molti si pongono: gli Stati Uniti vogliono davvero che il conflitto finisca il prima possibile o con le loro azioni e dichiarazioni stanno alimentando un disastroso prolungamento per riaffermare la loro egemonia? E’ vero che stanno utilizzando il conflitto per indebolire l’atavico nemico al punto da renderlo innocuo, incapace di sostenere la Cina e di agire in Europa? In due parole: è una guerra per procura? Non lo sappiamo e probabilmente non lo sapremo mai con certezza.

Però Dario Fabbri osserva: “Nella guerra, gli Stati Uniti credono di aver trovato la soluzione a un annoso dilemma strategico: dividere Cina e Russia per non finire annientati dalla cumulata grandezza altrui. (…). Eppure tale disegno potrebbe provocare conseguenze imprevedibili e dannose per gli Stati Uniti con il rischio che Pechino dreni le risorse migliori della Russia e che Mosca scateni una guerra nucleare se si sente spalle al muro”.

All’inizio Washington, che non aveva intenzione di intervenire così massicciamente a sostegno dell’Ucraina, non avrebbe colto il beneficio potenziale dell’invasione, cui Putin si è deciso solo dopo il fallimento delle trattative. Scrive Fabbri: “Sono stati gli sgangherati piani militari del Cremlino a convincere gli americani d’essere al cospetto di una clamorosa occasione per colpire duramente Mosca. A Washington si è diffusa l’idea di profittare del momento”. Sul piano tattico ha isolato la Russia dal resto del continente europeo e sul piano strategico sta stremando l’Orso “fino a renderlo un soggetto dimidiato delle Repubblica Popolare cinese”.

In questo modo, gli Stati Uniti stanno creando una spaccatura profonda tra Occidente e Russia che in futuro le consentirà di dedicarsi anima e corpo all’Indo-pacifico cioè Taiwan. E qui sta il colpo da maestro dell’amministrazione Biden che non solo ha fornito armi e risorse, ma “ha posto la propria impareggiabile macchina mediatica a disposizione di Kiev trasformando Zelensky in un’indiscussa icona internazionale capace di rivolgersi con notevole efficacia all’opinione pubblica occidentale, quella che dovrebbe sostenere i costi economici delle sanzioni imposte al Cremlino”.

L’aggressività russa e i bombardamenti hanno coagulato i governi europei intorno agli Stati Uniti sorprendendo Putin, a sua volta convinto che la dipendenza dal gas spaccasse il campo altrui. Finora la manovra USA è stata vincente: la resistenza ucraina ha dato ottimi risultati, la Russia ha rinunciato a prendere Kiev, ripiegando su un puntellamento nel Donbass e sul controllo del Mar d’Azov e sta sprofondando in una crisi economica senza precedenti.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: “Al di là dell’Occidente, la Russia non è poi così isolata, ha riscosso il sostegno dell’India e della stessa Cina, impegnata a fornire munizioni alle forze armate di Mosca senza scatenare su di sé l’impianto sanzionatorio – scrive Dario Fabbri -. Se oltremodo schiacciata, Mosca potrebbe aumentare la propria aggressività magari ricorrendo all’arma nucleare e questo spariglierebbe le carte sconvolgendo l’assetto internazionale sognato dagli Stati Uniti, allora chiamati a combattere direttamente l’Orso russo”.

 

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