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Otto e mezzo, Andrea Scanzi e la crisi di nervi sul Referendum giustizia: sbotta contro Matteo Renzi

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Giada Oricchio
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L’approvazione dei referendum sulla giustizia da parte della Corte Costituzionale si intrecciano con la pubblicazione della lettera di Tiziano Renzi da parte di alcuni quotidiani e scatenano un acceso botta e risposta tra i giornalisti Andrea Scanzi e Stefano Zurlo. A “Otto e Mezzo”, il talk politico di LA7, mercoledì 16 febbraio, Zurlo agita la bandiera della pacificazione e del garantismo: “Non mi interessa se i referendum sono un successo di Salvini, Meloni, radicali o Pd, a me interessano i diritti delle persone. Ad esempio trovo che la pubblicazione della lettera di Renzi padre a Renzi figlio che non ha alcuna attinenza penale, sia una cosa vergognosa”.

Di parere opposto Lilli Gruber che lo incalza: “Fa parte dell’inchiesta sulla presunta bancarotta fraudolenta di cui sono accusati i genitori, fa parte di quegli atti” e Scanzi che prima ha un gesto di stizza e poi sibila: “Ma non è possibile sentire queste cose”.

Il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” non ci sta e ricorda al collega che quella lettera è stata inclusa nel processo dal giudice, non dai giornalisti quindi è diventata un atto pubblico che può essere liberamente consultato: “Secondo il giudice, non secondo me o secondo Zurlo, aveva una rilevanza penale in quel processo che parla di bancarotte fraudolente da parte dei genitori di Renzi. A noi giornalisti non interessava la parte in cui Tiziano Renzi dice ‘quanto è brutto Carrai, quanto non mi piace la Boschi’, sto semplificando, ma altre parti. Quella lettera è stata inserita prima che Renzi denunciasse i magistrati quindi non c’entra niente la vendetta!”. E bacchetta Zurlo: “Un giornalista è libero di decidere cosa pubblicare e cosa non pubblicare se l’atto è pubblico?”, “Sì ma rispettando le garanzie delle persone” è la risposta dell’inviato de “Il Giornale”.

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