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Otto e mezzo, "sciopero generale una minaccia". Alessandro Sallusti umilia Marco Travaglio
Sciopero e no vax: è duello tra il direttore di “Libero”, Alessandro Sallusti,e il direttore de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Travaglio, a “Otto e Mezzo”, il talk politico del preserale di LA7, giovedì 9 dicembre. Travaglio sottolinea che lo sciopero indetto da CGIL E UIL contesta il metodo Draghi che costringe ministri a timbrare un progetto di legge “mai visto” e gli stessi sindacati che “si sono visti prendere a pesci in faccia a iniziare dal ritorno alla legge Fornero tra un anno. Poi la manovra non fa assolutamente nulla per combattere il precariato e per il salario minimo. Cosa devono fare se non uno sciopero generale come fu per il jobs act di Renzi?”.
In collegamento Sallusti replica con un filo di ironia: “Non so se Travaglio immagina la concertazione come un infinito e inconcludente confronto tra le famose parti sociali… il governo ha il dovere di ascoltare tutti e poi il diritto di decidere. Lo sciopero mi sembra pretestuoso, c’è il solito vizio di voler definire la classe media, gente che guadagna dai 20mila ai 45mila euro lordi l’anno, dei ricchi e dei privilegiati mentre tira la carretta tutti i giorni e tiene in piedi il paese”.
Un primo botta e risposta cui segue un secondo round sull’opportunità o meno di dare voce ai no vax. Travaglio precisa: “alcuni colleghi che si fanno un vanto di non far parlare chi è contrario al vaccino equivoca sul mestiere di giornalista che descrive il mondo così com’è non come vorremmo che fosse. Io da giornalista sarei curioso di sentire le loro motivazioni e lo dico premettendo che Draghi è un santo e che ho prenotato la terza dose. Abbiamo intervistato i mafiosi e gli stragisti, se Belezebù o Hitler si facessero intervistare io mi metterei in fila. Il nostro mestiere è questo, non quello di preservare le orecchie dei lettori da cose brutte e negative”.
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Lilli Gruber si sente punta sul vivo e lo rintuzza con un sorriso a fior di labbra: “Grazie per questa lezione di giornalismo! Credo che la situazione sia più complessa”, mentre il direttore di “Libero” pacatamente, serenamente lo mette all’angolo: “Non è che condivida le parole di Travaglio sul giornalismo, ma abbiamo fatto un errore e continuiamo a farlo. Un conto è mettere a confronto la professoressa Viola con un suo omologo che la pensa diversamente cioè due scienziati che argomentano le proprie tesi. Un conto è far pensare all’opinione pubblica che il parere della professoressa Viola vale quanto il mio o quello di Freccero, grande autore televisivo, ma che di vaccini ne sa meno di me che non ne so nulla. E’ un trucco mettere sullo stesso piano la scienza e l’ignoranza o la demagogia”.
L’autore del libro “Il Conticidio” non si arrende sostenendo che in un confronto illustri immunologi e virologi farebbero fare una pessima figura ai sedicenti no vax, a “quelli che si curano dal Covid con i clisteri di candeggina”, ma è la stessa professoressa Antonella Viola a smentirlo: “Cosa posso mai dire a una persona che non crede al virus? A uno che nega l’esistenza del Covid? A uno che non si vuole vaccinare? No, non possiamo confrontarci e sbagliano i colleghi che lo fanno, è gente che non ha strumenti e per lo spettatore è difficile distinguere”.