
Gli inviti di Macron e i rischi per l'Ue di una guerra di dazi

L'invito del presidente Emmanuel Macron ai principali imprenditori francesi colpiti dai dazi trumpiani di sospendere (fino a nuovi ulteriori «chiarimenti» tra Parigi e Washington) gli investimenti negli Stati Uniti ha generato forti preoccupazioni nel mondo produttivo. Nonostante una certa unità e coesione degli esponenti del confederazioni industriali e datoriali (da Medef a France Industrie), i vertici del panorama imprenditoriale transalpino appaiono, infatti, molto inquieti e preoccupati di fronte all'inasprimento di una tensione commerciale con gli Usa. L’invito del presidente della Repubblica è apparso, del resto, come l'ultima tappa di una strategia di contrasto alle offensive trumpiane, basata su inutili e deleteri contro-dazi e insensate rappresaglie, che si è rivelato e si rivela sempre più velleitario e autolesionista. Un sentiero che dietro al miraggio della lotta al trumpismo rischia solamente di favorire una dispendiosa guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Portando, specie negli ultimi giorni, a silenti ammutinamenti da parte dei numerosi ceo, consulenti e manager delle principali aziende quotate nella Borsa di Parigi. Una protesta silenziosa che è stata confermata da alcune indiscrezioni pubblicate dai principali quotidiani francesi, che evidenzia quanto il mondo imprenditoriale guardi con timore al dirigismo macroniano e cerchi la via di una pragmatica de-escalation. Tramite appelli per la semplificazione europea e indiscrezioni sulla volontà di molti manager di non interrompere i propri investimenti (specie quelli già avviati) negli Stati Uniti. Tale tendenza è favorita dal fatto che negli ultimi mesi diversi sono stati molti i gruppi francesi che hanno investito negli Usa trumpiani attirati dalle svolte liberalizzatrici dell'attuale amministrazione. Rendendo un congelamento dei rapporti tra Parigi e Washington estremamente difficile e problematico. Il metodo di Macron, avallato dal ministro dell'economia Eric Lombard, che unisce il sostegno ai contro-dazi europei e gli inviti alle sospensioni degli investimenti, rischia infatti solo di favorire proprio una fuga verso gli Stati Uniti e verso le autocrazie (come la Cina) tramite le delocalizzazioni. Ostacolando la crescita dietro ad un protezionismo di risulta estremamente velleitario e rischioso che allontana sempre di più la via di un vero negoziato per sanare il rapporto transatlantico. Con il risultato di generare solamente una ulteriore paralisi dell'economia francese oltre che acuire il fossato tra le due sponde dell'Atlantico.
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