
Europa e riarmo, servirebbe una coalizione di scopo

Ci risiamo. Ogni volta che diventa la possibilità che la parola passi alle armi, iniziano le contorsioni del mondo politico italiano, prendono forma le acrobazie lessicali, i distinguo, le riserve ed ogni altro artifizio volto a complicare le cose anziché a delineare una posizione nazionale chiara. Una risposta questa ormai ripetitiva, che però nel caso della guerra russo-ucraina avrebbe potuto essere evitata se solo si fossero approfonditi meglio gli aspetti tecnici di una nostra partecipazione ad una coalizione non Nato, ed evidenziati di conseguenza i motivi veri ed incontestabili che ne sconsigliavano l’avvio, e più in generale la prosecuzione dell’operazione nel suo complesso.

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Motivo numero uno. Né l’Europa in quanto tale, nè la Gran Bretagna, e tanto meno la Francia, hanno la capacità di guidare operazioni militari complesse, per lunghi periodi e per operazioni conflittuali che si discostano significativamente dalla dottrina conosciuta. Le uniche nostre esperienze sul campo hanno avuto limitata portata con Aspides (protezione del traffico marittimo nel Mar Rosso) ed Irini (lotta all’immigrazione irregolare) tanto per citare le ultime nel tempo. Nulla a che vedere con la messa a punto, e la guida, di una macchina bellica complessa, aggiornata ed integrata in molteplici dimensioni. L’alternativa allora sarebbe quella di transitare le nostre forze e la loro gestione a Zelensky, integrando i nostri contingenti in uno strumento militare ed in una dottrina di impiego che non sono i nostri, e che hanno mostrato fin troppo quanto estesi e radicati siano i limiti operativi. In altre parole, si tratterebbe di inserire i nostri soldati in una macchina in cui essi sono considerati carne da macello, la loro sicurezza una variabile senza conto, il loro ruolo un presidio umano da sacrificare senza alternative. Non è fortunatamente questa la guerra che immaginiamo e che siamo addestrati e pronti a combattere. Il conflitto russo ucraino ormai è come una maionese impazzita, non serve a nulla insistere, bisognerebbe tirare una linea e ricominciare daccapo con altri concetti, con altra dottrina e con altri mezzi.

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I nostri, quelli della Nato. Solo a queste condizioni le cose cambierebbero aspetto, una partecipazione anche italiana sarebbe allora doverosa, inevitabile. E nessuno come le nostre forze armate ha oggi caratteristiche così spinte di integrabilità ed interoperatività. Ma, come detto, va preso atto che la volontà di due paesi e le loro capacità militari non sono al momento sufficienti a far uscire dallo stallo un conflitto ormai incistato in scenari inutilmente sanguinosi e del tutto improduttivi. E tanto meno a garantire gli ucraini rispetto a possibili ritorni di fiamma dopo eventuali accordi negoziali. Se invece con gli Stati Uniti (o a seguito di una consultazione Nato) potesse essere messa a punto una coalizione di scopo, e potessero essere utilizzate le strutture di Comando e Controllo dell’Alleanza, allora il tutto avrebbe un senso ed elevate probabilità di successo, sia in funzione deterrente sia in caso di continuazione del conflitto.
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