
Kit di Bruxelles per resistere 72 ore alla guerra nucleare

Ci deve essere qualcuno a Bruxelles che si diverte a fare gli elenchi. Durante il Covid avevano chiesto di compilare uno schemino per ricordarsi come ci si lava le mani: consiglio che il governo Conte 2 mise immediatamente in azione obbligando esercenti, ristoratori e commercianti a incollarlo nei bagni pubblici (esistono ancora tracce di quell’epoca). Subito dopo l’attacco russo la Commissione stilò un decalogo di buone azioni per «Fare la mia parte» (il progetto si chiamava così, lo giuro) «Come risparmiare denaro, ridurre la dipendenza dell’energia russa (quell’energia che per anni avevamo comprato dai russi a prezzi assolutamente convenienti, per effetto di contratti a lungo termine liberamente sottoscritti ndr), sostenere l’Ucraina e salvare il Pianeta».

Maxi processi e trucco mediatico
Per compiere la rivoluzione si consigliava: andate a piedi o in bici e non prendete la macchina, abbassate il riscaldamento e usate meno l’aria condizionata; regolate i parametri della caldaia, riducete la velocità in autostrada, usate i mezzi pubblici e il treno. Tralascio i commenti. Dopo averci avvisato dell’imminente riarmo, la preziosa Unione Europea si è attivata al fine di «Rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare dell’Europa». Un po’ come dire: dopo tutte ‘ste armi che compriamo, metti che ci ritrovassimo a fare una guerra. In poche parole la Commissione europea si starebbe concentrando sulle misure civili e avrebbe stilato un altro documento, lo «Eu Preparedness Union Strategy», dove sono previste trenta azioni chiave per affrontare emergenze, guerre, cataclismi, pandemie, apocalissi. Questo dettagliato prontuario sul come difendersi dalle sfighe mondiali è stato scritto sotto la supervisione della commissaria Ue per la Gestione delle crisi (sì, abbiamo anche questa commissione) al fine di sostenere «gli Stati membri nel mettere insieme quella che chiamiamo una borsa della resilienza, in modo che tutti i cittadini siano pronti a resistere, a essere strategicamente autonomi per almeno 72 ore».

Chi scaglia la prima pietra contro Waltz
Per chi non avesse fatto il militare o lo scout, diciamo che si tratta di un kit un po’ più strutturato rispetto alle gite scolastiche ma molto meno delle gite dove sul pullman vendono anche le pentole: nel caso lo scolapasta ce lo daranno dopo. Nella «borsa della resilienza» non dovranno mancare acqua, medicinali, una torcia, documenti d’identità, fiammiferi, cibo. Non bastasse il kit, la Commissione - sempre al fine di non farci arrivare impreparati - propone anche di organizzare una «giornata nazionale di preparazione». Prepararsi a cosa? Non fatevi troppe domande soprattutto se nel corso della giornata si gioca anche a una specie di tiro al bersaglio. È prevista anche una strategia specifica per le scuole: lì però i barattoli si buttano giù con le palline da tennis in una palestra costruita coi fondi del Pnrr.
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