Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Salvini è il bersaglio perfetto. Ecco perché a sinistra lo attaccano

Roberto Arditti
  • a
  • a
  • a

Comunque gli dovrebbero fare un monumento a Matteo Salvini, anzi forse anche più di uno. Parlo delle opposizioni, pluristellate, democratiche o sinistrorse che dir si voglia. Già perché lo stato dell’arte è abbastanza evidente ad ogni sguardo non ispirato da ostilità preconcetta: prendersela con Giorgia Meloni è ridicolo, prendersela con Antonio Tajani è impossibile, quindi resta solo Salvini, il nemico perfetto, l’origine cosmica di tutti i mali, il ministro che per il solo fatto di esistere mette tutti i treni della nazione in condizione di fare ritardo.

 

 

Prendersela con la Meloni è ridicolo perché se uno guarda a come sono messi i capi dei governi d’Europa (Scholz, il neoassunto, da Macron, Bayrou, Starmer e persino Sanchez), appare evidente che Giorgia, oggi come oggi, è il premier più tonico d’Europa, quello che riporta a casa la giornalista rapita in venti giorni, con tanto di «toccata e fuga» in Florida. Prendersela con Tajani è impossibile perché Forza Italia è il volto civile, educato, ragionevole e curato nei modi della coalizione, sta nel Ppe, non sbaglia mai una dichiarazione e sparge buon senso come fosse ossigeno in tempo di Covid. Salvini invece è perfetto per ogni dose di attacco quotidiano. È l’uomo del Papeete, la stagione degli aperitivi e dei «pieni poteri». È quello che vuole fare il Ponte sullo Stretto di Messina (la più grande opera pubblica dopo l’Autostrada del Sole della storia repubblicana), quando tutti quelli che ci hanno provato non ci sono riusciti (Berlusconi compreso). È il capo del partito che vuole l’autonomia regionale aumentata, che la sinistra detesta tranne quando torna utile, vedasi voto del Consiglio Regionale della Campania sul terzo mandato. È il Ministro che osa opporsi al disastroso schema compassionevole, che tanto piace a Bruxelles e in Vaticano, in materia d’immigrazione e finisce sotto processo, recuperando così anche la funzione «democratica» della magistratura. Insomma è il bersaglio perfetto, quello con cui prendersela sempre e comunque, anche in una domenica senza notizie o tra Natale e Capodanno, quando il dibattito langue.

 

 

Stiamo dicendo che i treni arrivano in orario con questo ragionamento? Certo che no, il problema esiste e Salvini dovrà scuotere a più non posso l’intero gruppo Ferrovie dello Stato. Stiamo dicendo che Salvini è il parafulmine «globale», è quello che prende mazzate anche per gli altri e fa spallucce. Poi finisce che lo assolvono a Palermo: allora la notizia diventa che la magistratura è davvero indipendente, non che lui è innocente. Schlein (e Conte), magari un monumento è troppo. Ma una scatola di cioccolatini a Salvini ci sta. Come fareste senza di lui?

Dai blog