l’editoriale di Cerno

Cerno: l’olio di ricino woke per il rapper

Tommaso Cerno

La sinistra della rivolta sociale ha paura di un rapper. E ha un olio di ricino woke con cui zittire chi non piace. Siamo nel Paese dove si può insultare la premier Giorgia Meloni apostrofandola come fascista, razzista, donna-uomo e lei non può nemmeno replicare in Parlamento perché altrimenti offende le istituzioni. Ed è lo stesso Paese in cui la sinistra di oggi può occupare le case pretendendo l’immunità parlamentare per farlo, decidere quali cantanti possono esibirsi nel Capodanno di Roma, censurare la Divina Commedia, imbrattare con i loro asterischi la nostra letteratura, difendere il burqa e accusare gli italiani di essere patriarchi, considerare il presepe un insulto alla laicità ma il ramadan il futuro delle vacanze scolastiche negli istituti statali. Quel palco rimasto vuoto al Concertone di Capodanno è il simbolo del fallimento non solo della cultura, anzi chiedo venia dell’anticultura woke e del follemente corretto, cito Luca Ricolfi, con cui ci vogliono tappare la bocca, ma di una più inquietante ipocrisia che, gratta gratta, si rispecchia nel detto popolare: «Predicare bene e razzolare male».