Cerno: seguire la via (e non la piazza) italiana
L’Italia è un Paese curioso. È il Paese dove si può proclamare uno sciopero generale perché a Gaza c’è una guerra, ma è anche il Paese che poi pretende che la premier Giorgia Meloni taccia. Anzi, a giudicare dalle reazioni della sinistra dopo il discorso ad Atreju, che si presenti davanti al suo partito a parlare bene di Romano Prodi, di Elly Schlein, di Maurizio Landini e magari anche a scusarsi per avere tolto i camorristi da Caivano e messo fine alle serie televisive firmate da Roberto Saviano, o che stappi una bottiglia perché i magistrati italiani usano qualunque cavillo pur di ritardare la svolta made in Italy di avere inaugurato un nuovo modello di gestione degli sbarchi di clandestini nel nostro Paese.
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Questo capita perché davvero non siamo più abituati a un governo politico, che trae la sua forza dal voto popolare e risponde ai cittadini, che la Costituzione chiama ad esprimere il proprio volere nelle urne. Ci mostra lo scontro di piazza ormai quotidiano e gli insulti al governo che davvero qualcuno è convinto che esista un modello semidemocratico in cui chi ha il compito di guidare il Paese deve per forza copiare e perpetuare ciò che hanno fatto altri, ciò che ordina l’Europa.
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