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Cerno: seguire la via (e non la piazza) italiana

Tommaso Cerno
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L’Italia è un Paese curioso. È il Paese dove si può proclamare uno sciopero generale perché a Gaza c’è una guerra, ma è anche il Paese che poi pretende che la premier Giorgia Meloni taccia. Anzi, a giudicare dalle reazioni della sinistra dopo il discorso ad Atreju, che si presenti davanti al suo partito a parlare bene di Romano Prodi, di Elly Schlein, di Maurizio Landini e magari anche a scusarsi per avere tolto i camorristi da Caivano e messo fine alle serie televisive firmate da Roberto Saviano, o che stappi una bottiglia perché i magistrati italiani usano qualunque cavillo pur di ritardare la svolta made in Italy di avere inaugurato un nuovo modello di gestione degli sbarchi di clandestini nel nostro Paese.

 

 

Questo capita perché davvero non siamo più abituati a un governo politico, che trae la sua forza dal voto popolare e risponde ai cittadini, che la Costituzione chiama ad esprimere il proprio volere nelle urne. Ci mostra lo scontro di piazza ormai quotidiano e gli insulti al governo che davvero qualcuno è convinto che esista un modello semidemocratico in cui chi ha il compito di guidare il Paese deve per forza copiare e perpetuare ciò che hanno fatto altri, ciò che ordina l’Europa.

 

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