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M5S, e se fosse un poker di donne

Tommaso Cerno
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Se Giuseppe Conte è alle prese con la mutazione democratica, una specie di iniziazione a tappe che l’ha visto abbandonare prima l’alleato Salvini poi la pochette, poi il linguaggio da avvocato degli italiani, fino a brandire bandiere rosse e presentarsi con 30 anni di ritardo ai cancelli di Pomigliano, ciò che davvero la nuova Costituente sta liberando è la leadership mancata di un grillino della prima ora.

 

 

Quella che fu impedita dalla regola dei due mandati che lasciò Conte solo ai blocchi di partenza quando i big pentastellati venivano falcidiati dallo statuto. E nell’Italia dove è donna il premier Giorgia Meloni, è donna il capo dell’opposizione Elly Schlein, potrebbe essere donna anche la nuova leader del Movimento Cinque Stelle, o di ciò che resterà del progetto di Beppe Grillo. Virginia Raggi resta defilata come insegna la gran vecchia Dc. Guai a chiamarla grillina, ma da Conte non si presenta «per motivi personali».

 

 

E se i cinque anni al Campidoglio non sono proprio la medaglia d’oro al suo valor politico, lo stato in cui versa la Capitale guidata dal Pd di Gualtieri lo trasforma in un peccato veniale. Il pressing è forte e se alla fine sarà un no, ci sono pure due sostitute. Donne anche loro, roba da far invidia a Maria Elena Boschi, che fra i centristi in cerca di leader ci ha fatto più di un pensiero ad essere la quarta del poker di donne.

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