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Antisemitismo della Corte Penale Internazionale? Tricarico: il sospetto c'è

Leonardo Tricarico
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Il sospetto è forte che dietro il mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e di Yoav Gallant si celi una componente di antisemitismo, deliberata o inconsapevole che sia. Non pochi sono i motivi che sostanziano il dubbio e che impongono una riflessione piu accurata sul grave provvedimento a carico dei due esponenti di vertice istituzionale di un paese democratico, che tra l’altro dispone - più di ogni altro - di uno strumento militare che rispetta - sempre quando sia possibile - le regole dell’uso della forza in tempo di guerra. Intanto il collegamento di quanto accade con il turbolento rapporto di Israele con le Nazioni Unite suscita il primo non peregrino sentore di un ruolo non terzo del Palazzo di Vetro. Vera o infondata che sia la mancanza di equanimità dell’Onu a favore dei palestinesi, di certo alcuni fatti lo fanno pensare: il coinvolgimento di UNRWA a favore di Hamas, la ritrosia a bollare senza indugio come tale la strage del 7 ottobre, la persistente sordità ai rapporti di Unifil che denunciavano le inadempienze verosimilmente di Hezbollah al rispetto della Risoluzione 1701 e che hanno consentito il radicamento delle formazioni terroristiche nel sud del Libano, sono solo alcuni esempi di come le Nazioni Unite continuino in un atteggiamento che sa di pregiudizio nei confronti di Israele.

 

 

Di conseguenza, forse, la Corte Penale Internazionale potrebbe aver assorbito il sentiment dell’ONU con cui la Corte stessa ha un collegamento funzionale. Pare inoltre che l’ordine di arresto sia un po’ anomalo rispetto allo standard, non sia sostenuto da un processo istruttorio rigoroso, sembra quasi che si basi principalmente sulla martellante quotidianità dei media e su informazioni che, nascendo nella striscia di Gaza, andrebbero quantomeno riscontrate con fonti più attendibili. Nulla a che vedere quindi con i corposi dossier cui eravamo abituati, come ad esempio nel caso più recente di Vladimir Putin, raccolti in loco e zeppi di documentazione probante, foto, video, testimonianze dirette e così via.

 

 

Un altro sospetto collegato ai precedenti è che la Corte, forse frustrata da un ruolo che non dà modo ai giudici di dare esecuzione a quanto da essi decretato, stiano un po’ esagerando con provvedimenti figli di una geopolitica d’accatto più che di ipotesi accusatorie ben strutturate. Insomma, anche la Giustizia internazionale sembra incamminata su un percorso di perdita di credibilità. Un altro baluardo che vacilla, insieme all’Onu e alle altre innumerevoli regole che gli attori di questo impazzimento globale stanno sistematicamente stravolgendo. E quando non ci sono più regole tutto può accadere. In Medio Oriente, come negli altri scenari aperti o sul punto di precipitare.

 

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