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Cerno: a Natale siamo tutti più islamici

Tommaso Cerno
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C’è qualcosa di più di un inghippo burocratico nel multare il Natale. Così come è folle che a dibattere nell’Occidente liberale, rintronato quanto si vuole da un mondo che cambia più veloce della democrazia, della parola patriarcato sia la stessa sinistra prona nel nome di un multiculturalismo ideologico proprio ai regimi teocratici islamici che fanno della donna la schiava globale. Il ping pong fra papà Gino Cecchettin e il ministro Giuseppe Valditara, al netto dei dati che danno ragione al governo ma che mi interessano poco, è la prova che c’è qualcuno che dimora nella democrazia davvero convinto che le regole del gioco fra la cultura liberale e quella islamista siano le stesse. Il caso di Roma, di un ristoratore multato per avere addobbato un locale nel silenzio del Paese, restituisce la sudditanza culturale di chi alza la voce per rispettare il Ramadan nelle scuole o negli uffici pubblici, dopo avere finto la laicità per espropriare quegli stessi palazzi dei sigilli cristiani. Non mi meraviglierò quando affianco del ritratto di Sergio Mattarella qualche trombone della gauche vorrà appendere l’ayatollah Khamenei.

 

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