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Usa, la versione di Hegseth e l'anti Woke

Roberto Arditti
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«The War on Warriors: Behind the Betrayal of the Men Who Keep Us Free» (La guerra contro i guerrieri: dietro al tradimento degli uomini che ci mantengono liberi) questo il titolo del libro un po’ politico ed un po’ autobiografico che ha conquistato il cuore di Donald Trump fino al punto da nominarne l’autore nuovo Segretario alla Difesa (il Ministro nel sistema americano). Ma chi è questo Pete Hegseth e cosa dobbiamo aspettarci da lui? Innanzitutto va detto che si tratta di una rivoluzione, non solo rispetto all’amministrazione Biden ma anche al primo mandato del 2016. Hegseth è un ex militare di 44 anni congedatosi dieci anni fa con il grado di capitano. L’attuale Segretario alla Difesa (Lloyd Austin) è un generale a quattro stelle: li separa qualcosa come sette gradi. Ma non è solo Biden ad aver scelto per quell’incarico figure della “nobiltà” militare, lo stesso fece Trump otto anni fa. Quindi Hegset rompe tutti gli schemi, frantumando il tetto di cristallo dei mandarini in divisa.

 

 

Poi è un polemista nato, forgiatosi in dieci anni di battaglie televisive su Fox. Ma soprattutto è convinto della necessità di cambiare tutto (o quasi), a cominciare dal suo cavallo di battaglia: sconfiggere l’ideologia “woke” che, a suo dire, domina le forze armate americane rendendole sempre meno capaci di esercitare la leadership di cui ci sarebbe bisogno. Hegset vuole togliere le donne dalle zone di combattimento, vuole licenziare tutti i generali ed ammiragli dediti più alle politiche d'inclusione che alla disciplina vecchio stile: insomma è il perfetto interprete dell’impostazione MAGA nel mondo militare.

 

 

Vedremo cosa riuscirà a fare, ricordando che Washington non è esattamente un posto di mammolette. Dal nostro punto di vista però l’arrivo di Hegseth significa che l’approccio americano sarà netto: l’Europa si organizzi, i guai da queste parti non sono materia di particolare interesse al di là dell’Atlantico, dove invece occorre implementare la sicurezza nazionale e prepararsi al confronto con la Cina. Ovviamente anche il dossier Ucraina sarà investito dal cambiamento, vedremo in che misura. Insomma la ricreazione è finita. Italia, Francia, Germania (insomma noi) si devono dare una mossa. Quel 2% in spese perla difesa è già archeologia. In alternativa c’è la bandiera bianca, non esattamente una prospettiva esaltante.

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