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Elezioni Usa, sinistra vittima della sindrome dell'Iowa

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Scena prima: martedì della settimana scorsa a Bruxelles. Mancano poche ore alla chiusura dei seggi per le elezioni americane e buona parte del villaggio "europeo" (che tifa contro Donald Trump) viene colto da un fremito di entusiasmo. Un sondaggio dell’ultima ora dice che Kamala Harris è in vantaggio nello stato dell’Iowa, dove raccoglierebbe il 47% dei consensi contro il 44% dell’avversario. Scatta l’entusiasmo anche tra le agenzie di stampa italiane, che arrivano a titolare «capovolgimento nello stato considerato rosso». Scena seconda: arrivano i risultati definitivi per lo stato dell’Iowa e Donald Trump stacca l’avversaria di 13,3 punti percentuali (56 contro 42,7), aggiudicandosi agevolmente i sei voti disponibili, vincendo in oltre 50 delle contee dello Stato contro le cinque della vice di Joe Biden. Eccola dunque, in tutta la sua fascinazione illusoria, la «sindrome dell’Iowa» in cui il fronte progressista tende a precipitare da molto tempo a questa parte.

 

 

È una sindrome pericolosissima, perché costruisce un mondo parallelo, pieno di parole usate a proposito, gesti eleganti e mai volgari, pensieri nobili ed elevati, mai sotto il livello delle austere pagine di Calvino. È il mondo nel quale le sinistre amano crogiolarsi in tutti i continenti, costruendo una propria idea del popolo che ormai vive soltanto nel cinema d’autore. La sindrome dell’Iowa consente di vivere qualche ora di spensierata convinzione della propria forza elettorale, ma poi si schianta con la dura realtà delle urne, dove destre di varia foggia ed origine riescono molto spesso ad avere la meglio. È successo ancora una volta con l’elezione del mascalzone Trump, uno che visto da sinistra merita solo di stare in galera. E non importa se c’è un’America impaurita e disperata che si affida per la seconda volta ad un popolano ricco, pieno di contraddizioni ma anche armato di parole semplici e idee chiare: Make America Great Again.

 

 

L’onda mefitica del "politically correct" elevato a ideologia si schianta contro un risultato elettorale in cui la splendida Harris prende 10 milioni di voti in meno di Biden quattro anni fa. Un terremoto, uno schianto politico impressionante, un risultato da libri di storia. Per chi ha creduto però, anche solo per poche ore, nel sondaggio farlocco sull’Iowa i risultati veri contano poco (e comunque sono dovuti agli elettori che non capiscono). È arrivata l’ora del gin tonic e domani è un altro giorno.

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