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La Fontana di Trevi ferita e la Grande Bruttezza

Tommaso Cerno
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Ci auguriamo tutti ancora che sia solo un grande scherzo del sindaco Roberto Gualtieri. Perché trasformare Fontana di Trevi, uno degli affacci più belli del mondo, in una specie di set dell’Enigmista fatto di piscinette da discount e tubi d’acciaio, buoni per le impalcature d’emergenza dopo un disastro naturale, può essere solo una sadica provocazione ai romani e ai milioni di turisti che invadono, e stanno per riempire, la Capitale per il Giubileo. Già che c’erano potevano metterci anche un parcheggio per monopattini elettrici e qualche distributore di bibite ben piazzato sui marmi travertini settecenteschi voluti da Papa Clemente XII.

Basta passeggiare nei centri storici delle capitali per vedere come i grandi restauri oggi trasformano edifici e monumenti capaci di restituire bellezza e tecnologia, regalando a chi ha la sfortuna di non poterli vedere davvero almeno un’esperienza unica. Trattandosi della più grande e famosa fontana di Roma, lo sforzo avrebbe dovuto essere perfino maggiore. Per spingere anche chi già la conosce a vederla in restauro. E invece sembra il deposito di una ferramenta, nel cuore più bello di una città ferita da cantieri e ritardi.

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