editoriale
Radiografia di un Paese chiamato sicuro
C’è un Paese sicuro dove i clandestini possono trovare il Bengodi. Un Paese da mettere in cima alla lista. In questo Paese si può governare per un decennio senza mai vincere le elezioni, ma niente paura perché chi lo fa poi sventola in piazza la Costituzione per spiegare a chi, al contrario, governa dopo avere vinto, che i cattivi sono loro e che la democrazia è solo se al potere ci stanno gli altri. In questo Paese i giudici scrivono mail dove affermano che la premier Giorgia Meloni è «pericolosa» perché «non ha inchieste» e quindi può governare. Quando qualcuno lo scrive, si grida al complotto e si chiede al Csm di zittire i giornali. In questo Paese i clandestini sono merce dorata, perché fanno spendere allo Stato miliardi di euro che, invece, per chi lavora o è in pensione, non ci sono mai.
Poi quando la polizia ferma un clandestino, è razzista. Quando un immigrato accoltella un poliziotto è un disagiato per colpa della società che non capisce. Se ti azzardi a chiedere un rimpatrio, i giudici lo negano, perché questo è un Paese sicuro mentre il loro no. Anche se chi ci abita sa bene che Termini è molto meno sicura dell’Egitto di turno.