Inchiesta hacker, sono i dossier la nuova Tangentopoli
Il mondo va avanti, i vizietti restano gli stessi. Ma si adeguano ai tempi. E così scopriamo dalle inchieste su spioni e dossieraggi, che ormai si moltiplicano a ritmi da Covid, che quella che avevamo battezzato Mani Pulite, l’inchiesta su Tangentopoli che ha sconquassato la politica italiana all’inizio degli anni Novanta, sta ritrovando il suo corpo e i suoi poteri, come Voldemort di Harry Potter, insinuandosi nei database e nei cervelli elettronici di banche, servizi segreti, finanza, Antimafia.
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All’apparenza sembra tutta un’altra storia, ma a leggerla bene le assonanze sono inquietanti. Trent’anni fa si usava la mazzetta per prendersi un appalto, ottenere una nomina, scalzare un avversario. Oggi invece il mercato da alimentare con il cash è quello delle informazioni. Questi signori usavano strutture capaci di appropriarsi di dati sensibili e usarli contro competitor nei grandi appalti, per provare a influenzare la politica e le istituzioni, per fabbricare scandali contro nemici. Ma mentre il pool di Milano usò le maniere forti deflagrando la politica italiana oltre il dovuto, ancora oggi sui dossier il clima è troppo tenero.