l'editoriale

Quella mail, i giudici e i bassifondi

Tommaso Cerno

Ieri mi sono preso una lezioncina di diritto. A farmela un magistrato di nome Stefano Musolino che ha parlato de Il Tempo come dei bassifondi della comunicazione. Il tutto per avere pubblicato uno scoop, la mail di un suo collega di professione e di corrente, Magistratura democratica, che definisce la premier Meloni «piu pericolosa di Berlusconi». Una mail di cui sta parlando tutta Italia a partire da lui e dai salotti tv che frequenta. Ma sono talmente bassi questi fondi da scoprire pure che un signore laureato in legge usa il verbo «rubare» per riferirsi alla pubblicazione di una mail inviata a migliaia di persone senza alcun vincolo di riservatezza. Dico senza vincolo di riservatezza perché lo stesso presidente dell'Anm Santalucia ha dovuto frenare la furia censoria contro Il Tempo quando molti magistrati del sindacato, un po meno rossi, hanno preso le distanze dalle parole del collega.

Basterebbe questo a farci capire che la mail ci dice proprio come stanno le cose e che il re è nudo. Ma ai bassifondi non c’è mai fine. Il magistrato in questione non ha nemmeno letto il giornale che accusa di furto, perché a Piazza Pulita afferma che Il Tempo avrebbe fatto un taglia e cuci, mentre il giornale ha pubblicato tutte le frasi di cui si è discusso quella sera a LA7. Non mi pare invece di aver sentito usare il termine «rubare» o «bassifondi» per riferirsi ai dossieraggi su cui indaga il suo collega Cantone a Perugia. Dove fra gli indagati c'è un procuratore. E dove nei bassifondi sembra finirci il prestigio dell'Antimafia voluta da Falcone. Ma tanto se non si spara su Meloni per certi magistrati di alto bordo laggiù nei bassifondi va tutto bene.