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Governo Meloni, la destra non solo non sfascia ma aggiusta

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Roberto Arditti
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Può Giorgia Meloni ritenersi soddisfatta a due anni dalla nascita del suo governo? Direi abbastanza, senza eccedere in trionfalismi. Ma quali sono gli elementi concreti su cui appoggiare questo sentimento di pacata soddisfazione? A mio avviso tre, utili per comprendere le oggettive difficoltà di un mestiere maledetto come il «governare». Al primo posto c’è il fatto che non solo il governo è al suo posto (in Italia è quasi sempre successo il contrario), ma soprattutto questa condizione non si è accompagnata con un calo dei consensi, anzi la coalizione gode oggi di dati certamente non peggiori di quelli del 2022.

 

 

E siccome di solito le cose vanno assai diversamente (chiedere informazioni al Primo Ministro inglese, da pochi mesi a Downing Street e già precipitato nei sondaggi), si può ragionevolmente dire che questo è un primo successo. Poi c’è una situazione economica complessiva non malvagia, anzi più che discreta: sarà pure 0,8 la crescita del PIL, ma non dimentichiamo che abbiamo galleggiato per anni e anni intorno allo zero (occhio però al ruolo del PNRR). Ad essa si accompagna una buona reputazione sui mercati finanziari (bravo Giorgetti nel fare il pompiere) che non è merce di poco conto per un governo teoricamente avversato dai «poteri forti». Infine c’è un risultato apprezzabile sulla diminuzione degli sbarchi di migranti, che sarà pure frutto di accordi alla «Minniti» più che per effetto di un irrealizzabile blocco navale, ma comunque è un dato indiscutibile.

 

 

È dunque tutto oro quello che luccica? No, altrimenti saremmo in una favola Disney. C’è un percorso di riforme costituzionali tutto da precisare nei tempi e negli obiettivi, c’è uno stato di tensione sui temi della giustizia tutt’altro che banale, c’è una gestione delle relazioni a livello europeo che richiede manutenzione continua, c’è da investire sulla sanità con più decisione. Quindi non si può dire che è tutto in ordine, che tutto va per il meglio. I profeti di sventura però possono darsi una calmata: il governo Meloni è nelle condizioni di restare in sella ancora a lungo. E può dimostrare che la destra non solo non sfascia le carrozze, ma sa anche aggiustarle.

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