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Meloni gate, toga profonda. Quel filo rosso dal Cav a Giorgia

Tommaso Cerno
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Toga profonda. Per trent’anni hanno sfottuto Silvio Berlusconi perché denunciava un disegno dei magistrati di sinistra contro di lui. Ma quella era gente che non scriveva mail, proteggeva con sapienza il proprio gioco contro il Palazzo. Nell’Italia di oggi, che li chiamerebbe «Vostro disonore», lo scrivono pure di avere la tessera in tasca e un disegno politico in testa. E nelle nuove mail che pubblichiamo sono i giudici rossi a sfottere la premier Giorgia Meloni, con risatine e battutacce sui tempi del re di Albania. E sul fatto che le toghe quando non hanno voglia di lavorare passano il tempo a contestare il governo.

 

 

In qualunque Paese del mondo basterebbe molto meno della mail pubblicata da Il Tempo per pretendere spiegazioni e dimissioni da quello che non è più un potere terzo. Invece nell’Italia dove la sinistra può tutto assistiamo all’arrampicata lessicale del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, che prova a difendere l’indifendibile. E gli altri giudici della chat che anziché scusarsi con il Paese aprono la caccia alla «talpa» non per spiegarci come diavolo gli venga in mente di usare le sentenze per fare opposizione, ma per scoprire chi ha tradito quella che più che una magistratura sembra una cellula di partito.

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