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Il Bangladesh è più sicuro di Termini

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Tommaso Cerno
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Non serve che vi dica che il titolo di oggi era diverso nella mia mente. Ma l’educazione e la storia de Il Tempo mi hanno fatto correggere la parola in rosso. Rosso come quello che è successo ieri. Come la sentenza (che Elly Schlein finge di non capire, parlando di accordo illegale con Tirana) che prova a fermare il centro migranti in Albania sulla base di un gioco di prestigio giuridico. Stabilendo cioè che «non sono sicuri» i Paesi che, pur nella lista dei sicuri, non piacciono al giudice. Un po’ come se ci arrestassero per spaccio di mele cotogne: nella lista del Ministero non compaiono fra le droghe, però nella percezione del giudice sono peccaminose.

 

 

A questo punto, percezione per percezione, il fruttarolo dietro casa a Roma, nato a Dacca, mi fa: «Il Bangladesh è più sicuro di Termini». Eppure la sinistra applaude Silvia Albano, la giudice di Magistratura democratica che già mesi fa annunciava il suo no. Premonizione? Macché, certezza: da oggi gli italiani sanno chi i clandestini li vuole far arrivare e chi cerca invece di fermarli.

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