l’editoriale di Cerno

Cerno: quel silenzio colpevole della sinistra

Tommaso Cerno

Chi sta davvero dalla parte della Palestina, cioè dalla parte di un popolo che insegue il sogno di uno Stato sovrano da decenni e che non l’ha mai potuto festeggiare anche per colpa di un Occidente che si preoccupa degli altri solo quando ha un tornaconto, oggi deve stare con Israele. Stare non significa approvare le politiche del governo Netanyahu, non significa assecondare gli ultra ortodossi che sono al potere a Tel Aviv, non significa riprogettare Gerusalemme in una chiave monoculturale, ma significa affermare che l’unica strada perché israeliani e palestinesi combattano per la stessa ragione è quella delle democrazie.

 

 

Fino al 7 ottobre di un anno fa si poteva immaginare che le due inconciliabili ragioni fossero rappresentate dai soggetti che ne detenevano i simboli e i valori. Quest’anno ci ha mostrato che non è così. Da una parte c’è uno Stato democratico, dall’altra un’ideologia fanatica e terroristica che ha come obiettivo l’eliminazione degli ebrei. Non è questione di come la si pensi. Per cambiare un governo in democrazia basta il voto. Per fermare il califfato globale e lo sterminio di Israele ahimé serve una guerra. Ed è per questo che il silenzio della sinistra, rotto da qualche balbettio di Schlein, rimane colpevole.