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Rai, il famoso dispetto alla moglie

Tommaso Cerno
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Ci ha fatto una testa così Elly Schlein, spiegandoci che questa Rai non si poteva proprio votare. Perché «odorava» troppo di destra, chissà poi dove la vede davvero, una specie di Istituto Luce che il Partito Democratico (autore della riforma che ha introdotto questo sistema di voto) proprio non poteva digerire. Perché il fascismo, perché Mussolini, perché sticazzi. E mentre si parlava addosso a ogni occasione, Elly non si rendeva conto del gioco di prestigio che Giorgia Meloni e Giuseppe Conte avevano provato in solitaria e a sua insaputa. Intenta ad affermare la sua diversità, nel nome di quel «No» che sembra l’unica nota del ritornello progressista anti Giorgia, ha rinunciato a una poltrona nel Cda della Rai che le spettava di diritto, proprio per portare dentro viale Mazzini il principale partito di opposizione al governo.

 

 

E così quel furbacchione di Giuseppi, uno che zitto zitto è arrivato da Volturara Appula a Palazzo Chigi senza che nessuno se ne accorgesse, e che oggi è il leader a 5 Stelle che farà fuori nientemeno che il fondatore Beppe Grillo, si giocava l’unica carta politica che aveva in mano. Sostenere le nomine del centrodestra, per fargli opposizione, e puntare a occupare la poltrona più importante per chi non siede in maggioranza: la direzione del Tg3. Ed ecco che per magia, come il famoso dispetto alla moglie, quella che resta con le mosche in mano sarà proprio quel genio di Elly.

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