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Altro che Schlein, il miracolo lo fa Mastella

Tommaso Cerno
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Dobbiamo dire grazie a Clemente Mastella. Lui, irriducibile della Prima repubblica, patente democristiana, è riuscito laddove Elly Schlein con tanto di armocromista, stampa amica e tv a reti unificate non è stata capace: unire la sinistra. Va detto che ha avuto gioco facile, visto che dall’altra parte non c’erano Kennedy o Reagan, né Winston Churchill o roba simile.

C’era l’ormai ologramma dell’ombra di Carlo Calenda, il leader di Azione, che a forza di aprire porte a tutti quelli che fuggono dal partito che non sa più se sta a destra o a sinistra deve avere un gomito del tennista da far venire le palpitazioni a Jannik Sinner. La storia è semplice. In uno dei tanti blablabla della Seconda repubblica il buon Calenda s’è messo a pontificare su don Clemente, finendo per dargli del «mafioso».

Una baggianata gigantesca, ma tant’è. Poi, senza quell’equilibrismo da scudo crociato che Mastella avrebbe potuto insegnargli, ha provato a difendersi come fanno adesso: «Voi non avete capito». Tanto, avrà pensato il reginetto dei Parioli, in commissione autorizzazioni a procedere fra garantisti e gentiluomini, alleati e assenteisti figuriamoci se mi mandano a processo. E invece no. Mastella ha fatto il miracolo: la sinistra del campo largo ormai distrutto, quella che non va d’accordo su niente, quella che si tira le pietre, gli insulti e i meme, su una cosa è unita: votare contro Calenda. Vince Mastella. Touché.

 

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