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Onorevole pm, ecco dove lei si contraddice

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Dalle porte scorrevoli fra magistratura e politica, così come ci racconta un illustre pm come Antonio Laudati nelle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia su spioni e dossier che lo vede indagato, spunta Federico Cafiero De Raho. Ex pm e oggi parlamentare del M5s, guidò lui la direzione Antimafia che oggi è al centro della bufera di Perugia. In quegli anni il finanziere Striano (indagato) e il suo pool fecero migliaia di accessi abusivi e fabbricarono preindagini e dossier mentre De Raho era nella plancia di comando. Lo fecero non si capisce su ordine di chi. Né se lui avesse contezza di quanto succedeva sotto il suo naso.

 

Bene, adesso che non fa più il pm ma l’onorevole è il vicepresidente della commissione Antimafia. Quella che dovrebbe rispondere alle domande su di lui. E chiarire tutto quel gran spiare su cui Raffaele Cantone ha riempito diecimila pagine. Ma lui anziché chiarire, magari dimettendosi da quella poltrona perché odora di conflitto di interessi da un chilometro, si dedica a denunciare Il Tempo, che per primo pose la questione. Lo fa, evidentemente, per tappare un po’ la bocca a Rita Cavallaro, ignaro di perdere tempo. Anche perché nel farlo, finisce per tradirsi: cerca infatti un’altra sponda nella magistratura, a dimostrarci che la cesura fra il prima e il dopo (esattamente quella che gli contestano per il rischio di conflitto di interessi in Commissione) non c’è mai stata.
 

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