cernobyl
E questa la chiamano Antimafia
Nelle more della retorica, per cui l’Antimafia sarebbe quella commissione immaginata da Giovanni Falcone per separare mafia e istituzioni, cioè la merda dal cioccolato, veniamo alla realtà dell’Italia di oggi. Ci dice un fior fior di pm come Antonio Laudati, prima in forza all’Antimafia e ora indagato per ciò che faceva in quell’ufficio, che la creatura del magistrato martire di Cosa Nostra è ormai il trampolino per passare dalla magistratura alla poltrona del Palazzo.
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Lo dice a un altro pm antimafia durante una telefonata intercettata senza che questo assioma stupisca nessuno. Se ci aggiungiamo Cafiero de Raho, che non solo è passato dall’Antimafia al Parlamento, ma siede perfino nella commissione chiamata a giudicare il suo operato da pm, e non si vuole dimettere proprio per influenzarne l’esito, viene da sé che Falcone è morto due volte e che di quella struttura rimane solo il nome. Ecco che la proposta di Matteo Salvini di istituire una commissione parlamentare ad hoc per fare luce sull’inchiesta di Perugia e sui dossier che dentro l’Antimafia si producevano illegalmente per colpire avversari politici va presa in seria considerazione. Perché è evidente che una parte della politica vorrebbe insabbiare questo scandalo. Forse per non finirci in mezzo o forse per quieto vivere. Ma è anche evidente che gli italiani hanno il diritto di sapere chi spiava chi e perché.