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Open Arms e il patto col diavolo Pd

Tommaso Cerno
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Una dell tesi più iperboliche, benché all’apparenza spiazzante, tanto da avere messo in difficoltà più di un interlocutore in questi giorni, sul processo Open Arms a Matteo Salvini, sostiene che il leader della Lega sia processato dai magistrati in conseguenza dell’autorizzazione a procedere votata dal Senato, la Camera cui Salvini apparteneva. Una tesi decisamente più intelligente del delirio colpevolista di Pd e 5s, per non parlare delle richieste di risarcimento di associazioni e ong amiche degli scafisti che «sciacallano» su un ministro che attuò una direttiva votata dal governo e dal Parlamento.

Arrivando a chiedere soldi per aiutare i clandestini ad entrare anziché rimanere a casa loro. Tanto intelligente quanto biforcuta. Come andò davvero. La maggioranza che votò quel via libera era impura. Composta dai 5s, che votarono con la Lega la stretta sui migranti e dal Pd, che nel 2018 era all’opposizione.

Al momento dell’autorizzazione, tuttavia, lo schema di governo si era rovesciato. E Conte aveva stretto un patto con il diavolo, il Pd che non lo voleva, pur di restare a Palazzo Chigi.

Doveva rinnegare Salvini e la natura di quei provvedimenti. Pena la mancata nascita del governo. Ed ecco che quel voto perde ogni natura tecnica e diventa un atto politico. Contaminando la natura stessa del processo. Che diventa puro scontro ideologico.

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