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Scuse ai lettori, critichiamo Ilaria Salis ma l'Anm è peggio

Tommaso Cerno
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Chiedo scusa ai lettori. Ho pensato che Ilaria Salis fosse solo un’imputata a cui la sinistra ha regalato l’immunità per prendere per ifondelli gli italiani, ma mi sbagliavo. Scopro, infatti, che il salto galera-poltrona è solo l’ultimo, geniale tassello di un disegno che viene dal lontano 2019. I tempi dell’asse Lega-M5s e dello stop a Open Arms. Perché, se Salis non ci fosse, bisognerebbe inventarla visto che interpreta la linea delle toghe rosse.

Non lo dico io e nemmeno il sottosegretario Andrea Delmastro, che ha coniato il parallelo («alcuni magistrati ragionano come Ilaria Salis» ha detto). Ma lo conferma un protagonista diretto della vicenda Salvini, l’ex pm Luca Palamara, in un’intervista a Il Tempo, proprio riferendosi al processo che vede imputato il leader della Lega.

 

Racconta Palamara che in quelle settimane, parlando con il procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma, che gli confessava i suoi dubbi sulle accuse all’ex ministro dell’Interno, fu proprio lui a rispondere che «Salvini comunque va attaccato».

Ma non lo disse perché Salvini gli stesse sulle scatole, ma perché quello era il mantra all’Anm. Non so se ce n’è abbastanza per parlare di piccolo golpe, ma certo per definire «politico» il processo di Palermo. Ed ecco che lo spirito della Salis per cui esistono reati buoni e reati cattivi, a seconda di chili compie, era già allora nell’aria.

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