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C'era due volte il salviniano Giuseppi

Tommaso Cerno
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Come una Boccia qualunque, dal cui passato riaffiorano decine di selfie con cantanti, politici, attori e vip, a dirci che cotanta Signora cercava da anni una scorciatoia per i Palazzi, così dal passato, perfino più recente, di Giuseppe Conte riaffiorano le bugie che oggi va raccontando a sinistra spacciandosi per progressista. Nemico di Matteo Salvini. Era lui o non era lui quell’avvocato elegante, munito di pochette, che un po’ tremante si presentava al Parlamento da premier a cannoneggiare contro i clandestini e a promettere che avrebbe messo «la parola fine al business dei migranti», testuali parole, «nascosto dietro la finta solidarietà»?

 

Erano parole condivise dal Movimento 5 Stelle che nel 2018 aveva portato a casa oltre il 33% dei voti ed era il primo partito italiano. Un partito che vedeva nel Pd il suo peggior nemico, l’antitesi stessa della sua natura politica estranea al Palazzo e ai grandi affari delle cooperative, che negli ultimi 15 anni hanno generato centinaia di milioni di euro proprio grazie al business dei migranti. Eppure Conte e i suoi grillini di oggi, che nel Palazzo hanno messo radici, non sono accusati di avere proclamato in Aula, votato in Parlamento e sostenuto nel governo le politiche del Conte 1 per le quali oggi Salvini è messo sotto processo. Nel tentativo di una certa parte della magistratura di prendersi, dopo il potere legislativo, perfino quello esecutivo.

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