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Caso Boccia, passata la vergogna bipartisan ora pensiamo alle cose serie

Roberto Arditti
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Adieci giorni dalle dimissioni del ministro Sangiuliano le vicende che riguardano Maria Rosaria Boccia sono finalmente uscite dalle prime pagine dei giornali per approdare dove meritano: una breve in cronaca. Adesso possiamo dirlo, ci dobbiamo vergognare. Ma non una volta, non 10 volte, 1000 volte ci dobbiamo vergognare. E 1000 volte vi dovete vergognare voi che questa storia l’avete cavalcata politicamente come se fosse una questione rilevante.

Si dovrebbe vergognare anche Maria Rosaria Boccia, ma sappiamo che non lo farà. Si dovrebbe vergognare perché quello che le è accaduto è ordinaria amministrazione nella vita di tutti: le viene promessa una consulenza (peraltro a titolo gratuito) ma poi il proponente cambia idea, com’è nel suo pieno diritto. In questi casi si prende atto senza fare rumore, pur coltivando un comprensibile disappunto. Questo fanno le persone che improntano a correttezza i propri comportamenti. Il ministro mi vuole come consulente (lasciamo perdere per quale motivo)? Si accetta con entusiasmo. Il ministro non mi vuole più? Faccia come gli pare. Invece la protagonista di questa storia scatena una telenovela di allusioni, riferimenti obliqui, citazioni di persone influenti, senza mai dire qualcosa di chiaro e preciso. Insomma un comportamento ampiamente censurabile, cui avremmo dovuto prestare poca o nulla attenzione.

Sarebbe però profondamente ingiusto assegnare alla sola Boccia la responsabilità di questo tracollo morale e politico in cui tutti siamo precipitati. Lei ci ha messo del suo, ma noi le siamo andati dietro: quindi siamo egualmente responsabili. Lo è il governo che ha mostrato una fragilità sorprendente, finendo per farsi imporre dimissioni che certo sono una sconfitta politica. Lo è l’opposizione, che in nome di una lotta senza quartiere alla maggioranza di destra finisce per prestarsi a una operazione politica oggettivamente miserabile. Lo è buona parte del mondo dell’informazione che ha scelto il buco della serratura come strumento d’inchiesta, sottovalutando così il fatto che quando si imbocca questa strada difficilmente si torna indietro.

In queste ore l’Italia conosce una sentenza di secondo grado che annulla 26 condanne per l’ex Ilva, riscrivendo tutta la storia della più importante acciaieria d’Europa. E sempre in queste ore un tribunale della Repubblica si vede presentata dalla pubblica accusa una proposta di condanna per un ministro dell’Interno (Salvini) senza minimamente coinvolgere altre figure del governo dell’epoca, realizzando così un unicum nella storia delle nostre istituzioni. Abbiamo carceri che scoppiano, balordi in libera circolazione a migliaia tra città e campagne, locali di pronto soccorso presi d’assalto. Insomma abbiamo cose serie di cui occuparci, ma per una settimana siamo stati appesi al profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia. Chi ha sale in zucca ci pensi su.

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